domenica 30 maggio 2010

Bisogna Agire per Se Stessi o per il Bene degli Altri?

DI MARCO CANESTRARI

egocentrismo
Sempre più persone si stanno rendendo conto dei limiti di una visione esclusivamente egocentrica della propria esistenza. Quella, per intenderci che in nome della libertà individuale esclude ogni tipo di responsabilità verso gli altri.

Questo modo sbilanciato di concepire la vita determina, alla lunga, una sfrenata rincorsa al potere dell’uomo sull’uomo. Un ambiente competitivo e non sereno dove l’individuo per potersi garantire il suo spazio vitale è portato ad entrare nel meccanismo di volere andare avanti anche a scapito degli altri. Su scala planetaria si evidenzierà chiaramente questo desiderio di accumulare sempre più potere sugli altri, troveremo, infatti, gruppi privati con poteri economici superiori a quelli di interi stati, e contemporaneamente decine di migliaia di bambini che muoiono al giorno per problemi legati alla povertà (circa la metà dei decessi avviene per fame). Il modo attuale di vivere, anche a livello economico, inizia ad evidenziare delle grosse crepe. D’altro canto ogni altro modello che abbiamo avuto nella nostra storia, dove l’uomo veniva, per legge, mutilato dei suoi istinti individuali e reso subordinato ad un sistema superiore che avrebbe dovuto garantire il “bene collettivo”, ha fallito miseramente. Ogni modello e sistema che vogliamo proporre pian piano si adatta e viene fagocitato dall’istinto egocentrico insito nell'uomo.

Allora cosa bisogna fare? L’errore non è nell’istinto individuale e nemmeno nella sensibilità collettiva, l’errore consiste sempre nel trascurare una cosa a favore dell’altra.  L’egocentrismo, quello della massima libertà, che però non prende in considerazione la collettività nel complesso porta ad una degenerazione dei valori fino ad una ricerca sfrenata di potere. Invece l’imposizione di attività collettive che trascurino l’enorme energia portata dall’appagamento personale, vengono presto accantonate e sostituite da altre più forti e soddisfacenti.

Bisogna avere una visione d’insieme della vita come individuale e collettiva allo stesso tempo. Iniziamo allora a non demonizzare l’attività individuale, che è una delle spinte fondamentali dell’uomo. Attingiamo invece energia da essa e sfruttiamola per migliorare anche la qualità della vita a livello collettivo. Un sistema basato su freni e limitazioni non potrà mai competere contro un altro pieno di energia. Educhiamoci allora a liberare l'energia di ogni individuo e ad utilizzarla costruttivamente. La soluzione sta nel favorire le iniziative che esaltino l’essere umano i cui progetti non vadano in contrasto con le esigenze degli altri uomini e con i loro diritti. Cerchiamo, promuoviamo e incoraggiamo tutte le attività a vantaggio personale che producano anche effetti positivi a livello collettivo. Innalziamo la nostra qualità della vita e anche quella di tutti gli altri, mettiamoci in prima linea per gettare le basi di una rincorsa verso il positivo dove tutti vincano.

Non trascuriamo nessuno dei due aspetti: il naturale istinto dell’individualità, della ricerca di sicurezza e di piacere personale, ed anche la naturale sensibilità che ci porta ad avere una responsabilità sociale.

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