lunedì 27 settembre 2010

Tempo e Mutamento

DI JIDDU KRISHNAMURTI

cambiamento

E' interessante rendersi conto che le nostre vite trascorrono per lo più nel tempo - il tempo inteso non come sequenza cronologica di minuti, ore, giorni e anni, bensì nel senso di memoria psicologica. Viviamo secondo il tempo, siamo il risultato del tempo. Il presente è semplicemente la transizione dal passato al futuro. Le nostre menti, le nostre attività, il nostro essere sono fondati sul tempo; senza tempo non possiamo pensare, perché il pensiero è il risultato del tempo, è il prodotto di molti ieri, e non c'è pensiero senza memoria. La memoria è tempo; esistono, infatti, due tipi di tempo, quello cronologico e quello psicologico. C'è un ieri dell'orologio e un ieri della memoria. Non si può rifiutare il tempo cronologico; sarebbe assurdo - come si farebbe a sapere quando parte il treno? Ma esiste davvero il tempo, indipendentemente dal tempo cronologico? Esiste il tempo così come la mente lo concepisce? Esiste il tempo al di fuori della mente? Senza dubbio il tempo, il tempo psicologico, è un prodotto della mente. Senza il fondamento del pensiero, non esiste tempo - il tempo non è altro che memoria dell'ieri in rapporto all'oggi, che forgia il domani. In altri termini, ciò che crea il futuro è il ricordo dell'esperienza passata in risposta al presente - il che è, ancora una volta, il frutto del processo del pensiero, un percorso mentale.

Ma il cambiamento dipende dal tempo? La maggior parte di noi è abituata a pensare che il tempo sia necessario al cambiamento: io sono questo, e cambiare ciò che sono in ciò che dovrei essere richiede tempo. Quando ci serviamo del tempo come di un mezzo per acquisire una qualità, una virtù o uno stato dell'essere, in effetti non facciamo altro che posticipare o evitare ciò che è; credo che sia importante comprendere questo punto. Per comprendere qualunque cosa, qualunque problema umano o scientifico, che cosa è importante, essenziale? Una mente tranquilla, non è così? Una mente che sia intenta a comprendere, non una mente che escluda ogni altra cosa, una mente che cerchi di concentrarsi - il che equivarrebbe, ancora una volta, a uno sforzo di resistenza. Se davvero voglio comprendere qualcosa, immediatamente si determina nella mente uno stato di quiete. Quando volete ascoltare un brano musicale o guardare un quadro che amate, al quale siete particolarmente sensibili, qual è lo stato della vostra mente?  Subito si crea una quiete, non è così? Quando ascoltate la musica, la vostra mente non vaga: ascolta. Allo stesso modo, quando volete davvero comprendere il conflitto, non dipendete più dal tempo, in alcun modo; siete semplicemente di fronte a ciò che è, ossia al conflitto. Ecco allora sorgere immediatamente una quiete, un'immobilità della mente. Quando la mente non oppone più resistenza, non evita più ciò che è, né lo scarta o lo critica, ma ne è solo passivamente consapevole, allora in quella passività della mente, se davvero approfondite il problema, scoprirete che si verifica una trasformazione.

Dunque la rigenerazione è possibile solo nel presente, non nel futuro, non domani. Un individuo che faccia affidamento sul tempo come mezzo attraverso il quale conquistare la felicità o realizzare la verità o conoscere Dio non fa altro che ingannare se stesso; vive nell'ignoranza e, dunque, nel conflitto. Un individuo il quale capisca che il tempo non è la via d'uscita dalle difficoltà e che perciò è libero dal falso, ha un'intenzione naturale di comprendere; perciò la sua mente è spontaneamente tranquilla, senza che ci sia bisogno di costrizioni o di esercizi. Quando la mente è immobile, tranquilla, quando non cerca alcuna risposta o soluzione, quando non resiste né evita, soltanto allora può esserci rigenerazione, poiché la mente è capace di percepire il vero; ed è la libertà che rende liberi, non lo sforzo per liberarsi.

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