venerdì 26 febbraio 2010

Come si Cambia il Sistema

DI MARCO CANESTRARI


Per rivoluzionare il sistema su ampia scala sono necessarie delle enormi risorse economiche. Nei paesi democratici anche il potere economico ha come base il nostro consenso e si adatta a massimizzare i profitti a seconda dell’evoluzione dei nostri consensi.

L’intero Sistema si è allontanato enormemente dalle esigenze dei singoli quando ha avuto il controllo sui Media, e nel corso degli anni ha iniziato a influenzare i modelli di pensiero che hanno prodotto la società attuale. Questo accentramento di potere nasce dal fatto che i Media sono influenzati da interessi economici di alcuni gruppi economici che spesso non rappresentano le necessità collettive. I Media, filtrando e controllando le informazioni a cui abbiamo accesso in massa, manipolano il consenso della popolazione alla base e lo rendono sempre meno consapevole e meno favorevole soprattutto sugli atteggiamenti, sulle mode e sulle culture che produrrebbero soluzioni a sfavore di chi detiene il potere.

Per evitare che i consensi e quindi le risorse collettive vengano manipolate bisogna liberare consapevolezza su ampia scala, dando la possibilità di accesso alle informazioni, competenze, esperienze e soluzioni, anche contrarie a quelle di chi controlla i media. Creiamo quindi degli strumenti sempre più grandi per diffondere le informazioni, che possano produrre contenuti in maniera semplice, organizzata e facilmente accessibile a tutti. Favoriamo le iniziative che diffondano le informazioni, soprattutto quelle che vengono trascurate o omesse dai media, in maniera che ci sia la possibilità di un accesso comodo e diretto ad ogni possibile conoscenza gettando le basi per una libera evoluzione collettiva.

La rete permette gratuitamente la creazione di questi strumenti. Diamo il nostro consenso, energie e tempo allo sviluppo di qualsiasi canale di diffusione libero. Bisogna perciò imparare a impegnare una parte delle nostre energie per le iniziative che riteniamo utili o etiche, anche se non hanno un ritorno economico.

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martedì 23 febbraio 2010

Il Denaro Non Basta Mai

DI MARCO CANESTRARI 

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· LA SERENITA’ ECONOMICA E’ LONTANA – Si deve vivere nella paura di non raggiungere il modello di vita imposto dalla propaganda. I media diffondono continuamente ogni aspetto della cultura che tutti devono imparare a conoscere ed imitare. Presto le fasce più influenzabili della società non si sentiranno più a loro agio se non raggiungeranno i livelli di ricchezza materiale e di approvazione sociale imposti dall’alto.

· DISSOCIAZIONE - La competitività e l’aggressività nell’assicurarci più denaro saranno solo alcune delle reazioni sociali alla situazione di diffuso disagio interiore. In pubblico invece, si continuerà fino all’ultimo a mettere in mostra una bella facciata in linea con le tendenze imposte dall’alto, creando così un forte contrasto fra quello che siamo veramente e quello che ci sentiamo spinti a dover sembrare. Più la nostra esistenza diventa vuota e insoddisfacente, più facilmente continueremo a seguire e difendere le poche abitudini piacevoli che ci vengono suggerite, magari anche dannose.

· NON AVERE TEMPO PER GUARDARE LONTANO - Non abbiamo più la serenità e il tempo di affrontare i problemi collettivi con una visione d’insieme perché la nostra principale preoccupazione è avere una sicurezza economica personale immediata e non essere tagliati fuori dal sistema. Ci sacrifichiamo così a fare un lavoro che non ci piace, sopportiamo pressioni psicologiche trascurando spesso il nostro riposo e la nostra salute. Per noi è prioritario lavorare sempre di più, magari a condizioni sempre peggiori, piegandoci in nome dell’urgenza di reperire sufficiente denaro. La necessità di guadagnare viene utilizzata come la maggiore forma di ricatto per stabilizzare le masse sotto una linea uniforme.

· SOSTITUZIONE VALORINelle situazioni di emergenza i valori sbiadiscono e, chi riesce a rimanere a galla, anche sfruttando le persone più deboli, viene in parte giustificato. Le enormi tensioni e i disagi accumulati vengono sfogati incolpando chi è meno efficiente o chi non si sacrifica come abbiamo dovuto fare noi. L’energia che deriva dalla cooperazione viene ridotta al minimo determinando l’ambiente migliore per sfruttare le masse: quello del “tutti contro tutti”.

 

Dopo aver tanto corso, un uomo dovette fermarsi per aspettare che la propria anima lo raggiungesse - Proverbio Himalayano


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Sanremo: Il Popolo della TV continua a decidere su tutto

DI MARCO CANESTRARI

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Un successone per l'ultima edizione del Festival di Sanremo.Più di 15 milioni di persone davanti allo schermo per la finale vinta ancora una volta da un pupillo di Maria De Filippi

Il trio "patriottico", con la loro contestatissima ‘Italia amore mio’ ha diviso a metà il pubblico fra appassionati e disgustati. All'annuncio degli esclusi, nella sala dell'Ariston ha risuonato una melodia di fischi e addirittura, primo caso nella storia del Festival, anche l’orchestra si è scomposta lanciando sul palco gli spartiti accartocciati. Il pubblico gridava: “Vergogna, venduti”. Nel delirio Antonella cantava le “tagliatelle di nonna Pina” e gridava: “Eddy ti amo”. Un gran finale insomma con una Lorella Cuccarini, “come non l’avete mai vista”  e gli undici giovanissimi cantanti di “Ti lascio una Canzone”, che ormai si sa, a Sanremo sono di casa. Morgan shock, Morgan si, Morgan no…

...e come ormai di prassi, tutta l'Italia a parlare di questo argomento. Sempre più aspetti della vita collettiva del nostro paese sono governati dalle dinamiche di massa più istintive e superficiali, quelle cioè più facilmente manipolabili dall'alto. La popolazione figlia del "televoto" va perdendo la visione d'insieme dei problemi collettivi e la facoltà di proporre autonomamente iniziative coordinate su scala nazionale. Si abitua con preoccupante noncuranza ad avere sempre meno peso decisionale sull'andamento del paese. Si fa forte di avere delle solide idee personali e le difende reagendo con aggressività, entusiasmo o rabbia, contenta di farsi battaglia sui temi (spesso inutili allo sviluppo etico e civile del paese) suggeriti dagli interessi di chi può controllare i media.
  
Insomma, un Successone per chi? Chi è che ci guadagna dalle Polemiche? Vince soldi il cittadino che ha ragione? No di certo! Come al casinò, noi giochiamo ma vince sempre il banco. Soddisfattissimi i vertici della Rai, dovrebbero ringraziare di ogni euro guadagnato il pubblico che contribuisce uniformemente ad accrescere il successo economico e politico di chi controlla i media. ...e non parliamo della soddisfazione dei vertici Mediaset, le cui coltivazioni continuano a produrre frutti generosi per ogni gusto.

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lunedì 22 febbraio 2010

Non Aspettiamo la Coerenza dei Politici

di gianpaolo marcucci

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Un altro anello importante della catena che ci tiene imprigionati nella fortezza delle nostre convinzioni è di sicuro il concetto di coerenza. L'individuo per sua struttura deve mantenere nei suoi pensieri atteggiamenti comportamenti, un certo equilibrio sistemico che lo renda unitario, coerente con se stesso. Tale considerazione, figlia dell'idea che l'uomo sia un unico blocco, o comunque un "insieme chiuso", seppur per taluni aspetti risulti comprensibile, ci fa incorrere spesso in una questione fondamentale, un problema che come pochi altri rallenta sistematicamente l'arrivo consapevole al traguardo di un'intelligenza collettiva che ci porti ad una partecipazione maggiore più equa e diretta alla vita politica.

L'uomo per sua natura non è coerente. Potrebbe dire in un momento della sua vita che non compierebbe mai una precisa azione, non compierla, e poi dopo anni, giorni o minuti, trovarsi a compierla senza indugio o ripensamenti. La coerenza interna è uno strumento di controllo, una gabbia dello spirito, un deterrente all'evoluzione. E' solo ammettendo che si potrebbe pensare, dire o fare qualsiasi cosa e mettendo in discussione continuamente la propria posizione, che la creatività e la vita possono manifestarsi. I cambiamenti più significativi si rendono possibili mettendo in discussione tutto, anche gli strumenti abituali, cercando strade nuove, prima impensabili. Allo stesso modo, lasciare che un solo aspetto di una persona ne influenzi la percezione di tutti gli altri, rende impossibile lo sfruttamento di risorse e soluzioni utili.

Nella società odierna, in cui tutto è ridotto al battibecco personale e allo scontro emotivo ed impulsivo, se abbiamo a che fare con una persona che risulta "diversa" da noi, antipatica, maleducata o corrispondente ad un modello che la società o la televisione ci rappresentano come negativo, saremo istintivamente portati ad ascoltarla con pregiudizio, e a screditare qualsiasi cosa tale persona porti alla luce. Se di fronte a noi ci sarà però qualcuno di "fidato", riconosciuto come simile o come modello positivo, daremo più attenzione e prenderemo più spesso in considerazione i lati positivi rispetto a quelli negativi di ciò che ci proporrà. E' dimostrato in molti esperimenti di psicologia sociale che di fronte ad un identico discorso politico inventato dallo sperimentatore, l'uomo reagisce in maniera diversa a seconda di chi, lo sperimentatore, pone come autore del discorso. Per avere un'evoluzione a livello sociale e politico, un tale atteggiamento, che fa capo ad istinti e categorie mentali strutturate, va radicalmente cambiato. Dobbiamo imparare a liberare le soluzioni da chi le propone.

Una buona soluzione, resta una buona soluzione e va applicata a prescindere da chi l'ha proposta. Tutti gli esseri umani sono imperfetti, è impossibile trovare chi non lo è. E' evidente che troverete sempre qualcosa di criticabile in una qualsiasi persona (Da Berlusconi a Grillo, da vostra madre a voi a stessi). Di fronte a tale situazione, se anzi che giudicare una soluzione in base alla persona che la porta in luce la giudicate solo in quanto "soluzione", di sicuro, se essa si dimostrerà efficace, ve ne infischierete di colui che l'ha proposta, di quanto guadagna o di cosa fa, e vi industrierete il più possibile per adottarla e farla adottare. Impariamo a liberare le soluzioni dalle persone, e con l'avanzare della consapevolezza, l'immagine di un gruppo ristretto e privilegiato di politici che si spartiscono il potere barricati dietro ai media, non avrà più senso, perché a governare saranno direttamente i cittadini, le persone, gli uomini, attraverso le idee, l'ingegno e la creatività di tutti.

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giovedì 18 febbraio 2010

Non Reagiamo alle Provocazioni dei Media

DI MARCO CANESTRARI

Il potere dei media nasce dal fatto di poter generare un interesse diffuso su uno specifico argomento. Più reagiamo con clamore e coinvolgimento alle provocazioni preparate dai media e più stiamo contribuendo a dargli diffusione, accrescendo il peso politico di chi controlla i canali di diffusione. Sotto certe condizioni, dove le masse sono molto reattive, insicure e stressate, e dove i media sono controllati da pochi gruppi, la possibilità di reagire in maniera favorevole o contraria ai temi di scalpore decisi dall’alto, non determina una condizione di scelta.

COSTRUIAMO INVECE DI REAGIRE

Scegliamo noi i temi più importanti su cui impegnarci. Diamo il nostro consenso verso le iniziative che siano costruttive e propositive, che siano “a favore” della creazione di nuove soluzioni, indipendentemente dagli interessi e le attenzioni che vorrebbero proporre i media.

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mercoledì 17 febbraio 2010

Paura di Essere Tagliati Fuori

DI MARCO CANESTRARI

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· NON DISSENTIRE CON SERENITA’ - L'ideologia e i modelli di vita imposti devono essere interiorizzati come "La Verità" e non sono considerati legittimi o utili sistemi di credenze diverse da quelli ufficiali. Ogni singolo non deve mai sentirsi sereno nell’avere pensieri negativi riguardo ai modelli accettati da tutti. Le informazioni in entrata vengono filtrate dai media, che spiegano anche cosa si deve pensare dell’informazione libera esterna. Si rifiuta l’analisi razionale e il pensiero critico a favore delle emozioni primitive più facilmente manipolabili. Il linguaggio dei media è caricato e spietatamente valutativo e le frasi sono di forte divisione: brevi, riduttive e facilmente memorizzabili. Ci sono dei termini “cattivi” che si usano per rappresentare qualsiasi cosa esterna all’ideologia del gruppo che, naturalmente, deve essere rifiutata e ridicolizzata.

· NEMICO DA CUI DIFFERENZIARSI (Invasori, Odio Razziale o Religioso, comunisti, capitalisti, terroristi, criminali, stupratori, disobbedienti, pessimisti, complottisti, manifestanti, fannulloni) - Si deve creare un nemico esterno “noi contro loro” che ci minaccia su cui impariamo a puntare il dito. Si propongono contrasti stridenti fra chi è membro e chi invece non si adatta ai modelli della dottrina o non ubbidisce alle leggi imposte. Il mondo viene così diviso fra “chi punta il dito” e chi “viene escluso”, solo il mondo interno al gruppo è “buono”, il resto è cattivo e minaccioso e va evitato e tenuto a bada. Se si vuole un certo grado di sicurezza, dalla reazione aggressiva del regime verso il nemico, è meglio rimanere negli schemi definiti e protetti dall’alto. L’atmosfera tesa che si crea suggerisce un solo modo di essere, per questo è molto importante vedere costantemente dei modelli da imitare.

· LA TRANQUILLITA’ NON SI RAGGIUNGE MAI - Tutto ciò viene portato avanti spingendo il modello da raggiungere (costumi, lavoro, norme di vita, livello sociale) sempre più avanti, richiedendo che la persona si sforzi continuamente, con la paura di non farcela, verso un fine sempre molto lontano, spesso inesistente ed estraneo alla condizione umana. Per manipolare la popolazione, bisogna tenerla sempre sottoposta a frenetiche attività in modo che, durante la giornata, non abbia abbastanza tempo ed energie per riflettere liberamente ed organizzare una soluzione su ampia scala ai suoi problemi. L’unico modo per sollevarsi da questa colpa e da questo enorme stress che si accumula è denunciare con grande ostilità le “impurità” di chi non si è uniformato sforzandosi come abbiamo dovuto fare noi.

Un clima di divisioni e incertezze limita il peso della volontà dei cittadini a favore di chi impartisce le soluzioni dall’alto

Solamente le azioni coerenti all'ideologia sono buone. Tutte le impurità sono viste come originate dall'esterno. Quindi, uno dei modi migliori per sollevarsi dal peso della colpa è di denunciarle con grande ostilità. Alla fine questo porta all'epurazione degli eretici, all'odio di massa e alle guerre sante. Il gruppo punterà il dito contro gli errori di tutti gli altri impianti di credenze, mentre pubblicizzerà la sua propria purezza.” - Jan Groenveld del Cult Awareness & Information Centre sul Controllo Mentale.

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lunedì 15 febbraio 2010

La Politica del Pettegolezzo

il futuro del paese nell’arena televisiva

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Nei periodi pre-elettorali subiamo un aumento esponenziale di notizie clamorose che tendono a screditare l'immagine dell'avversario politico. Tutto fa brodo: dall’indiscrezione su un passato torbido fino al gossip superficiale da talk-show, l’importante è che provochi una reazione popolare e che faccia discutere. 

Abbiamo già visto, nelle serie su “Come si Controllano le Masse nei Paesi Democratici”, che spostando l'attenzione collettiva sulla reputazione della persona, invece che sui principi da portare avanti, ogni soluzione diventa vulnerabile e si fa vincere sempre chi ha più possibilità mediatica di creare scalpore e interesse. Mentre sono fortemente penalizzate tutte le iniziative che, senza l’aiuto dei mass media, richiedono un organizzazione collettiva nel tempo e su vasta scala. Bisogna smetterla di reagire alle provocazioni dei media come se giustizia, economia e la politica fossero al centro di in un'unica arena televisiva, guidate dagli istinti del branco.


portiamo avanti la soluzione invece che la persona

Iniziamo a dare il nostro consenso a favore delle iniziative che siano il più possibile immuni dal potere disgregante dei media. Incoraggiamo le scuole di pensiero che insegnano a giudicare il principio come base collettiva da supportare e non la persona (che è sempre soggetta ad una vulnerabilità pubblica). Sviluppiamo dei metodi di lavoro che permettano ad ogni movimento di crescere, perseguendo soluzioni concrete con trasparenza ed efficienza, indipendentemente dall’intercambiabilità delle persone che li costituiscono. E’ l’unica strada che può portarci ad un risultato realmente democratico.

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giovedì 11 febbraio 2010

Consolidare le Abitudini di Massa

DI MARCO CANESTRARI

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· ABITUDINI PIACEVOLI E STABILI – Fare abituare le masse a dei comportamenti piacevoli e il più possibile continuati nel tempo. Si inizia sempre con abitudini leggere e attraenti fino ad arrivare a delineare degli schemi di comportamento che siano influenzabili dall’alto. Una volta che si crea una tendenza a cui un’enorme massa di persone preferisce non rinunciare, allora si è instaurata una sorta di dipendenza. Gran parte del controllo sulla popolazione nasce dalla prevedibilità di questo consenso.

· IMPEGNI E VINCOLI (Carte, Abbonamenti, Finanziamenti, Legami emotivi, Dipendenze) - Per perseguire questo scopo, tutte le grandi iniziative che ci verranno proposte, oltre ad essere attraenti, richiederanno anche un nostro impegno futuro. Si viene così a creare una fitta rete di dipendenze e anche di impegni da mantenere che può facilmente venire manipolata dall’alto per preparare il terreno a nuovi guadagni su ampissima scala.

· IL BOICOTTAGGIO NON E’ SUFFICIENTE - Non avverrà mai un cambiamento generale contro le abitudini e il consenso delle masse. Staccarsi dall’abitudine piacevole procura un fastidio che la ragione da sola non può colmare. L’arma del Boicottaggio, ovvero quella del “non guardare quel canale” o del “non acquistare quel prodotto”, sotto questo aspetto è estremamente limitata perché si scontra con una marea umana che difende la libertà di scegliere il suo comportamento piacevole.

 

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martedì 9 febbraio 2010

Autorità

di jiddu krishnamurti


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Sapere qualche cosa che gli altri non sanno è fonte costante di soddisfazione; ti dà la sensazione di essere in contatto con cose molto profonde, le quali conferiscono prestigio e autorità. Si è direttamente in contatto, si ha qualche cosa che gli altri non hanno, e si è importanti, non Solanto ai nostri occhi, ma anche a quelli degli altri. Gli altri vi guardano, un po' apprensivamente, perché vogliono partecipare a ciò che avete; ma voi date, sempre sapendone di più. Voi siete il capo, l'autorità; e questa posizione viene facilmente, perché il prossimo vuole imparare, essere guidato. Più ci rendiamo conto di essere smarriti e confusi, più siamo solleciti a farci guidare, insegnare; e così l'autorità nasce in nome dello Stato, in nome della religione, nel nome di un maestro o di un capo partito.
 
L'adorazione dell'autorità, tanto nelle grandi quanto nelle piccole cose, è un male, soprattutto nelle questioni religiose. Non c'è intermediario tra voi e la realtà; se ce né uno, svolgerà opera di perversione, di disturbo, non importa chi egli sia, se un salvatore supremo, o il vostro ultimo guru o maestro. Colui che sa non sa; può sapere soltanto i suoi propri pregiudizi, le sue opinioni che sono una proiezione della sua mente, le sue esigenze sensibili. Non può conoscere la verità, l'incommensurabile. Si possono erigere e abilmente coltivare posizione e autorità, ma non l'umiltà. La virtù dà libertà; ma l'umiltà coltivata non è virtù, è mera sensazione e pertanto nociva e deleteria; è un legame, che va spezzato innumerevoli volte.

E' importante scoprire non chi sia il maestro, il santo, il capo, ma perché si segua qualcuno. Voi seguite qualcuno soltanto per diventare qualche cosa, per guadagnare, per vederci chiaro. La chiarezza non può essere data da un altro. La confusione è in noi; siamo stati noi a crearla e saremo noi a dissiparla. Possiamo raggiungere una posizione ambita, una sicurezza interiore, un posto nella gerarchia della fede organizzata; ma tutto questo non è che attività prigioniera di se stessa, la quale porta al conflitto e al dolore. Potete anche sentirvi momentaneamente felice della vostra conquista, potete convincervi che la vostra posizione era inevitabile, che questo è quanto avevate in sorte; ma finché vorrete divenire qualche cosa, a qualunque livello sia, c'è l'inevitabilità del dolore e della confusione. Essere come nulla non è negazione. L'azione positiva o negativa della volontà, che è desiderio affinato e intensificato, porta sempre a sforzi e conflitti; non è questo il mezzo della comprensione. Lo stabilirsi dell'autorità e il seguirla è la negazione della comprensione.

Quando c'è comprensione c'è libertà, che non si può comprare e non può essere data da un altro. Ciò che si compera può essere perduto, e ciò che è dato può essere tolto; e pertanto nascono l'autorità e la sua paura. La paura non si può vincere con adulazioni e candele; essa ha fine soltanto con la cessazione del desiderio di divenire.

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