martedì 30 marzo 2010

Sfruttare le Differenze Ideologiche

DI MARCO CANESTRARI

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Dare importanza alla coalizione che prende più voti,
non alla “soluzione” che prende più voti

· DELEGARE IL POTERE AL PARTITO - L’individuo non può partecipare direttamente alla soluzione dei singoli problemi del paese. Deve necessariamente fidarsi di un gruppo a cui delegare tutte le decisioni da prendere per un certo periodo di tempo. I vari gruppi devono avere anche il potere di accordarsi, coalizzarsi o dividersi, e soprattutto decidere quali persone portare al potere.

· FRAMMENTARE LA SOLUZIONE - Si sfrutta la naturale divisione degli uomini in ideologie allo scopo di frammentare il peso politico delle singole soluzioni scelte dai cittadini. La preferenza di ogni singolo cittadino, verso una specifica soluzione, si troverà rappresentata, per legge, in vari contenitori politici divisi per statuti, valori e ideologie spesso inconciliabili fra loro e quindi senza possibilità di governare con efficienza.

· PREMIARE LA COALIZIONE UNIFORME – Creare un insieme di leggi che favoriscano la coalizione (anche se non promuove l’idea di maggioranza) che è unitaria su più fronti e non tollera al suo interno pareri discordanti, come ad esempio il partito di un regime che può avere accesso ai media o al potere economico. Passa al potere il partito più compatto ed efficiente, piuttosto che la volontà della popolazione.

L’ideale della democrazia non è l’elezione dei rappresentanti, ma la partecipazione del popolo alla vita della città – che stiamo invece, progressivamente perdendo


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La Paura non ci Protegge

DI MARINA BAGANTONI

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La paura è un sentimento che abbiamo dentro ma confondiamo spesso la paura dettata dall’istinto di sopravvivenza con la paura imposta da un sistema che ci vuole tutti omologati. Con paure immotivate ma dettate dalle regole del sistema costruiamo muri anche attorno e tra noi, la nostra famiglia, i nostri figli e ciò che crediamo così di proteggere. Le regole sociali nell’educazione impartita portano ad una protezione che isola, anziché accomunare ed integrare armonicamente.

Costruiamo muri anche intorno alla nostra anima, ai sentimenti, per difenderci ci chiudiamo apparendo spesso freddi, distaccati e cinici. Complichiamo qualsiasi forma di espressione spontanea rendendo difficile il dialogo e spesso appariamo diversi da come ci sentiamo dentro, come vorremmo gli altri ci considerassero. Avvengono incomprensioni e stati di insoddisfazione e malessere fino a provare grande senso di solitudine seppur in mezzo alla gente. Ci si deve adeguare in famiglia, nella scuola, nell’ambiente di lavoro, ai sistemi richiesti dalla società. Impariamo presto a camminare e a fare le cose, ma impariamo tardi a vivere tra le persone, a rispettarci e a volerci bene. Uniformarci è la regola impartita. Il processo inizia dopo la nascita, già inseriti in procedure e codici educativi che da subito non ci rendono liberi e sereni. perché aspettare la fine di un percorso di vita, cercandone continuamente il senso, per accorgerci che avremmo potuto semplicemente esprimere noi stessi e non un modello richiesto dall'esterno? Bisogna imparare ad accettare ed essere accettati incondizionatamente, anche nella diversità, senza il timore di essere giudicati sbagliati perché non conformi, evitando di accorgendoci troppo tardi di avere perso quell'opportunità di approfittare del grande dono della vita e restando con rimpianti e insoddisfazioni. Non è questo che la nostra natura chiede.

Dobbiamo eliminare i muri che ci isolano ed aprirci senza paura e diffidenza. Possiamo cercare di capire meglio noi stessi e gli altri e scopriremo così le opportunità che la vita ci può offrire. Diamo più spazio per coltivare i sentimenti utilizzando meglio il tempo dedicato a coltivare troppe cose spesso inutili che ci vengono imposte dall’esterno.

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lunedì 29 marzo 2010

Educazione ai Figli: Ancora il 25% dei Genitori utilizza Punizioni Corporali


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Come viene concepita l’educazione impartita ai propri figli dai genitori italiani o che vivono in Italia? Quali i valori che devono essere assimilati dai ragazzi e quali gli obiettivi dell’educazione? I figli vanno educati innanzitutto al “rispetto degli altri”: ad affermarlo spontaneamente è il 74 % dei genitori e il 60% dei ragazzi.

L’educazione impartita ai figli dai genitori è una combinazione di affetto (37%), dialogo (30%), indi regole (23%), e infine sistemi di punizione (10%). “I genitori italiani vivono il proprio ruolo educativo come un continuo equilibrio tra la necessità di stabilire delle regole e porre dei limiti da rispettare, e quella di trasmettere amore e fiducia”, commenta Valerio Neri, Direttore Generale per l’Italia di Save the Children. “Il superamento di tale dialettica tra dimensione normativa e affettiva, secondo molti genitori, è mediato dalla comunicazione e l’ascolto. Ma, accanto a questa posizione di equilibrio, ne esistono due contrapposte: quella di chi teme di compromettere la relazione con il proprio figlio e tende a farlo diventare il dominus della relazione, e quella di chi invece, ancora utilizza la violenza per affermare la propria autorità.” Accanto a coloro che sono troppo indulgenti e non riescono a fissare delle regole e farle rispettare, esiste infatti ancora una media del 25% dei genitori italiani utilizza le punizioni corporali, dallo schiaffo alla sculacciata, come metodo correttivo.

Ma quanto frequentemente si fa ricorso a questi metodi? Sicuramente la pratica è molto ridimensionata rispetto ad un tempo, eppure permane una percentuale di genitori che utilizzano lo schiaffo come metodo correttivo. Una media del 19% dichiara che non capita mai di ricorrere allo schiaffo e di essere decisamente contrario, o di non utilizzarli quasi mai.
In situazioni limite, tuttavia, ben il 53 % dei genitori italiani dichiarano di ricorrere alla punizione fisica, percentuale che tra i genitori con bambini più piccoli sale al 63% e tra quelli di adolescenti scende al 40%. Il restante campione dichiara di non aver mai dato uno schiaffo ai propri figli, anche se di questi il 25% dichiara di averne avuto la tentazione. “Secondo quanto affermano i genitori italiani, in una parte della ricerca di Save the Children realizzata attraverso colloqui approfonditi di gruppo, la punizione fisica, quando utilizzata, sembra costituire un vero e proprio codice di comunicazione non verbale, il voler segnalare in modo inequivocabile che si è superato un limite estremo, ma è anche una risposta ad un momento di esasperazione, di spavento, il tentativo di uscire da uno stato emotivo sgradevole”, continua Valerio Neri. “Sia dalle risposte dei ragazzi, che da quelle dei genitori, comunque, emerge il disagio di fronte ad un “metodo educativo” che sicuramente non rappresenta quello più valido”.

Dalla ricerca, inoltre, a testimonianza dell’inadeguatezza della punizione corporale come modo di risolvere un conflitto, emerge che in seguito allo schiaffo i genitori e i ragazzi hanno delle percezioni molto differenti: mentre i primi immaginano che il sentimento più forte provato dai figli sia quello del dispiacere, unito però alla consapevolezza di aver commesso un errore, per i ragazzi l’episodio viene sì vissuto con dispiacere per l’accaduto, ma la sensazione forte è quella di non essere compresi, piuttosto che rabbia e desiderio di rivalsa. In base alla persistenza, seppure ridotta rispetto al passato, delle punizioni corporali in ambito familiare, una campagna di sensibilizzazione all’utilizzo di metodi educativi improntati sul dialogo e non sulla violenza sarebbe accolta positivamente dal 66 % dei genitori italiani: per il 39% di essi, infatti, potrebbe far riflettere i genitori più maneschi e violenti, per il 27% conforterebbe quelli già propensi a questa linea improntata sulla genitorialità positiva.

FONTE: SAVE THE CHILDREN

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giovedì 25 marzo 2010

Soluzioni a Portata di Mano

DI JO

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Nuove elezioni stessi problemi. La corsa alle prossime elezioni ha sollevato una nuova mole di problematiche e polemiche che tutti ben conosciamo: mi riferisco a tutta la questione liste della Polverini e di Formigoni. Non è di questo però che ho voglia di scrivere adesso, anche perché l'argomento è già abbastanza sviluppato ovunque nella sua complessità e serietà. Quello su cui voglio soffermarmi invece è lo spreco elettorale che ad ogni tornata si ripresenta e su cui tutti gli schieramenti tacciono nel tentativo di occultarne l'evidenza all'opinione pubblica. Le varie campagne elettorali costano alla società cifre assurde specie se pensate in correlazione con i problemi che potrebbero essere risolti, o per lo meno affrontati, se quei soldi venissero utilizzati in modo efficace anziché come mero "investimento" ad opera degli imprenditori della politica.

Tra tutti penso al danno ambientale e civico che un'elezione porta in città, resa invivibile e sciatta dalle tonnellate di carta dei manifesti con i "faccioni" sorridenti, ammiccanti e promettenti. "Lasagne Elettorali" questo il termine con cui vengono chiamati quegli ammassi di carta e colla che si trovano sui bordi delle strade; nome che rende bene idea dello scempio. In passato per arrotondare io stesso ho fatto l'attacchino, cioè affiggevo manifesti elettorali per conto di vari politici. Lo schifo parte proprio da lì: il politico in persona (il suo comitato elettorale o il lacchè di turno che lo aiutava nella campagna) dava a noi un ordine chiaro: farsi vedere! Non importava in che modo, ma saremmo stati pagati meglio e riassunti la volta seguente se avessimo dimostrato di dar visibilità al faccione. Chiaro che per farlo dovevamo infrangere ogni normativa che salvaguardasse il territorio e regolamentasse l'affissione. Quindi battaglia nell'imbrattare il più possibile, nei posti meno accessibili e più in vista. Si, esistono sanzioni per chi commette questi reati, ma il politico promette copertura e, di fatto, non esiste controllo... Ma non basta: oltre alla regolamentazione delle affissioni esiste una legge che condona chi non la rispetta. I partiti pagano una mora irrisoria e preventiva di 100 euro per garantirsi "l'immunità ambientale". Il solito vortice speculativo in cui tutti rimangono immischiati e tutti sono al tempo stesso rei e vittime.

Come sempre la soluzione è a portata di mano e talmente tanto semplice... da non essere applicata, chissà poi perché. Addirittura ne esistono di molteplici, alcune veramente elementari. I comuni mettono a disposizione le plance elettorali su cui, e solo su cui, dovrebbero essere affissi i manifesti, ma i partiti vengono lasciati liberi di affiggere nel modo che ritengono opportuno e allora diventa lampante che se uno riuscisse a coprire tutte le plance di continuo con la sua effige avrebbe di fatto la vittoria in pugno... quindi chi più investe (imbratta e spreca) più ottiene come "guadagno" elettorale. E se invece si facesse così: una plancia elettorale per ogni candidato con un manifesto, uno solo, per plancia. Tutti avrebbero la stessa visibilità, dando forza al principio democratico, con risparmio economico, tutela ambientale e salvaguardia civica. La battaglia a questo punto si sposterebbe sui programmi... finalmente. Chiaro andrebbe tolto il condono e fatta una severa opera di controllo sui trasgressori. Si potrebbe addirittura far meglio: oggi esiste la possibilità di mettere degli stand nelle piazze e fare campagna elettorale inviando foto, spot e linee del programma tramite tecnologia Bluetooth direttamente sui cellulari degli elettori interessati. Una maggiore occasione per i politici di spiegare le proprie ragioni con risparmio di denaro pubblico e ad impatto ambientale zero. Ripeto: totalmente eco-compatibile. Tutto questo però rimane un sogno finché non esisterà la certezza del diritto e finché una norma potrà tranquillamente essere aggirata; finché sarà più comodo e conveniente non rispettare le leggi.

mercoledì 24 marzo 2010

Siamo in Democrazia, Sei Tu lo “Strano”

DI MARCO CANESTRARI

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· SEI TU LO STRANO - Chi si rende conto delle ingiustizie e della mancanza di libertà è fatto sentire “strano”, e la sua posizione viene presentata come un suo gusto personale rispetto alla maggioranza che ha votato il leader.

· CHI HA CONSENSO E’ NEL “GIUSTO” - Il fatto di avere acquisito potere con delle elezioni viene presentato come un’autorizzazione a determinare, tramite la Legge, il “Giusto” e lo “Sbagliato”. In un clima di stress e insicurezza, chi osa mettere in discussioni qualche legge deve temere la reazione della massa che ha paura di non essere più protetta con forza ed efficienza. I cittadini così, in nome dell'urgenza di avere sicurezza e del rispetto per le regole, perdono la serenità di criticare e di partecipare alla definizione delle leggi che diventano sinonimo di "Giustizia" o di "Verità" immodificabili.

· NON C’E’ PERICOLO, SIAMO IN DEMOCRAZIA - In questa maniera, le persone che capiscono la situazione generale di sfruttamento, tendono a ribellarsi di meno, e non in pubblico. Ma tutto ciò non ci spaventa perché alla fine, pensiamo, siamo in democrazia.

L’ideale della democrazia non è l’elezione dei rappresentanti,
ma la partecipazione del popolo alla vita della città,
che stiamo invece, progressivamente perdendo

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domenica 21 marzo 2010

Il Voto nei Paesi a “Democrazia Controllata”

DI GIANPAOLO MARCUCCI E MARCO CANESTRARI

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Nei paesi democratici in cui viene esercitato un controllo delle masse la distanza tra il singolo e chi governa è molto ampia e si pone il problema della reale utilità del voto di preferenza. Può accadere, anche per incentivo di chi influenza le popolazioni, che la sfiducia e la rassegnazione risultino essere i sentimenti più diffusi fra coloro che tentano di cantare fuori dal coro. Spesso infatti, coloro che percepiscono i propri leader politici come “intercambiabili” e non si sentono rappresentati da essi, si astengono dal votare. In molti paesi tuttavia tale azione non ha un forte valore politico, anzi alimenta il potere del leader sostenuto dalla maggioranza relativa.

Ma allora bisogna oppure no andare a votare? Sotto le condizioni di controllo imposte dall’alto, i problemi più importanti della società, quelli che richiedono una visione d'insieme ed un'organizzazione sistematica su ampia scala, non possono essere risolti. Proviamo allora a capire come è fatto il terreno più fertile per arrivare ad eliminare queste condizioni di libertà controllata: immaginiamo un mondo di persone che vivono in una scatola in cui la temperatura è esageratamente alta. Il calore viene tenuto dal leader a livelli quasi insostenibili e, a distanza di anni, i gradi vengono di poco alzati sempre di più. A quella temperatura, la riflessione serena è quasi impossibile, e la maggior parte delle persone hanno come primo pensiero quando si svegliano ed ultimo quando vanno a dormire, quello di dover fare qualcosa per rinfrescarsi un poco. La popolazione viene tenuta sotto un modello uniforme e le sue azioni sono prevedibili a causa dell’emergenza “caldo asfissiante”. Si evita cioè che la popolazione si trovi in una naturale situazione di serenità ed abbia energia e tempo sufficienti per risolvere il problema della scatola. La maggior parte delle persone crede che non esista nulla al di fuori delle pareti e ha perso completamente la capacità di cooperare in maniera organizzata. La normalità è votare il leader, amarlo e sostenerlo. Il caldo, come dice il leader, è un male causato dai dissidenti.

Di sicuro in tale situazione votare uno od un altro esponente politico non potrà direttamente far uscire la popolazione dalla scatola, in quanto tutte le soluzioni proposte dai partiti sono comunque imprigionate nel meccanismo perverso. All’apparenza il voto pare dunque inutile, ma soffermiamoci su un punto particolare: votare un partito che può contribuire ad allentare la morsa del caldo amplierà le possibilità di pensiero e azione della popolazione agendo alla base del problema. Cerchiamo allora, in ogni modo possibile, di dare un aiuto per liberare l'intelligenza della collettività dai freni imposti dall'alto e lasciarla esprimere secondo le necessità più sentite dai cittadini.

Nei paesi a “democrazia controllata” il voto è uno strumento insufficiente, ma può essere di aiuto per velocizzare l’azione sul problema centrale. Si deve costantemente lavorare alla radice del problema e rendere i consensi della popolazione sempre più sereni e consapevoli. L’aumentare della consapevolezza collettiva genera naturalmente risorse ed energie per costruire modi più etici di vivere, e viceversa: più si vive sereni ed informati e più si ha la possibilità di affrontare con efficacia anche i problemi che richiedono una organizzazione e una cooperazione su ampia scala. L’azione risolutiva è sempre quella che agisce su tutti i piani, l’urna è uno di essi.

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giovedì 18 marzo 2010

Alzare il Polverone

DI MARCO CANESTRARI

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· LA MASSA E’ PREVEDIBILE - Sotto certe condizioni, dove la popolazione è reattiva, disinformata, insicura e stressata, e dove gli argomenti di discussione di massa vengono preparati dai media, la possibilità di reazione, favorevole o contraria ai temi di scalpore decisi dall’alto, non determina una condizione di scelta. Domande tipo “volete maggiore sicurezza?” fatte dopo una propaganda mediatica concentrata su notizie di illegalità, criminalità, terrorismo o stupri, hanno una risposta di massa ovvia. Un leader scaltro non compie mai azioni che non riscuotono un consenso diffuso.

· PIANIFICARE GLI ARGOMENTI – I provvedimenti proposti dai media sono quelli su cui già si prevede una reazione di massa utile al regime. Invece, le soluzioni che determinerebbero una reazione di massa utile ai singoli cittadini, che però vanno contro gli interessi del leader vengono proposti con meno incisività e visibilità. E’ Proprio in questo “costante declassamento in seconda pagina” di tutto ciò che di positivo esiste e ma che non è utile al regime, il nucleo della forza dei media. I cittadini sono liberi di farsi domande e prendere decisioni, ma la massa lo farà all’interno del campo degli argomenti di clamore suggeriti dalla TV, nei modi e nei tempi indicati dai media. La facoltà di indirizzare i coinvolgimenti emotivi del paese, pianificando di quali argomenti i cittadini discuteranno, è alla base del controllo delle masse.

· ALZARE IL POLVERONE (offese, soprusi, provocazioni, maleducazioni, irriverenze) – Il modo migliore per diffondere un’idea su ampissima scala è quello di offendere una parte della popolazione e sfruttare l’effetto eco suscitato dalla naturale reazione di indignazione. Ogni notizia deve essere impacchettata in maniera da creare delle forti spaccature nel paese, deve essere provocatoria e deve sempre chiamare in causa qualcuno. I gruppi attaccati e ridicolizzati platealmente, reagiranno difendendosi con aggressività e rabbia, vogliosi di farsi battaglia sui temi (spesso inutili allo sviluppo etico e civile del paese) suggeriti dagli interessi di chi può controllare i media. In questa maniera si può veicolare un argomento sfruttando le energie e i mezzi di diffusione sia dei gruppi favorevoli che di quelli contrari moltiplicando esponenzialmente la visibilità della questione.

· AUMENTA IL POTERE ECONOMICO DI CHI CONTROLLA I MEDIA – Più reagiamo difendendo le nostre idee con interesse e coinvolgimento alle provocazioni preparate dai media e più stiamo contribuendo a dargli visibilità, accrescendo il peso politico ed economico di chi controlla i canali di diffusione.

Il Popolo del televoto reagirà fedelmente, guidato dagli istinti del branco, alle provocazioni dei media come se giustizia, economia e politica fossero al centro di un'unica arena televisiva. Quando le proposte della maggioranza dei cittadini, verso le soluzioni alle necessità che sentono più urgenti avranno un peso minore di quelle diffuse da pochi con i media, di fatto, non si vivrà più in uno stato democratico

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martedì 16 marzo 2010

Prima Lezione su Come si Controllano le Masse

RESOCONTO DELLA PRIMA LEZIONE

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Giovedì scorso si è tenuta a Roma la prima lezione del corso di formazione gratuito che consisterà in 5 incontri, un giovedì al mese da marzo a luglio. Abbiamo parlato di come si possono controllare le masse nei paesi democratici prendendo i lucidi direttamente dalla lezione che presentiamo nelle scuole superiori. Dopo aver dato un quadro d'insieme ci siamo addentrati nei temi specifici secondo gli interessi delle persone in sala.

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L'incontro è durato due ore circa, l'atmosfera era molto intensa e calda, il pubblico era interessatissimo ed ha partecipato con coinvolgimento facendo domande ed interventi. Abbiamo ricevuto complimenti da tutti per una lezione utile ed istruttiva, presentata in maniera semplice e sentita. Infine abbiamo avuto più richieste di ripresentare la lezione in altre sedi interessate. Purtroppo il filmato non è venuto bene per via della scarsa illuminazione, ci attrezzeremo meglio dalla seconda lezione in poi. Stiamo anche pensando di effettuare delle lezioni in diretta streaming in maniera da fare partecipare le moltissime persone interessate da ogni parte d'Italia, guardandoci in video ed intervenendo con domande tramite la chat.

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La seconda lezione si terrà giovedì 15 aprile sempre nella libreria 360 gradi sud, nella sala Maloca in Via Toscani, 11 a Roma. Il corso inizierà alle 16.00 precise, si prega quindi di prendere i posti per le 15.30.

Argomenti della Seconda Lezione:
-Proporre Modelli di pensiero Impulsivi e Aggressivi
-La Televisione Non Impone, Circoscrive le Scelte
-Isolare le Idee
-Consolidare le Abitudini di Massa
-Paura di Essere Tagliati Fuori
-Il Denaro non Basta Mai

pubblico

Gli incontri sono aperti a tutti e siamo felici se venite insieme ad i vostri amici aiutandoci a diffondere queste conoscenze. Per via delle limitata capienza della sala, si prega di dare conferma della partecipazione all'evento solo se si è certi di venire. Grazie a tutti, ci vediamo giovedì 15!

EVENTO FACEBOOK

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lunedì 15 marzo 2010

Un Popolo di Smemorati

DI VALERIO PASSERI

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Quanto ricordiamo degli avvenimenti accaduti anni fa'? Ci mettiamo mai a riflettere e comparare quello che accade oggi con quello che è già accaduto?

Uno dei grandi problematiche della società moderna è la mancanza di memoria collettiva. In 10-20 anni le società mutano radicalmente: accadono fatti, avvenimenti e nascite di nuovi personaggi sul piano nazionale che trasformano sensibilmente il volto del paese. Molto spesso si tende a dimenticare questi processi, si scordano le modalità e gli episodi che portano a tale cambiamento e anche la storia di personaggi ed organizzazioni che oggi sono a capo della nostra nazione. Si dimentica tutto fino a dare per scontato la situazione attuale, come se fosse qualcosa di immutabile che possiamo solo accettare e con la quale dobbiamo necessariamente convivere perché, in fondo, è sempre stata così.

Tutti questi processi di cancellazione della memoria collettiva sono accelerati ed intensificati dal mezzo di comunicazione sul quale passa la stragrande maggioranza di informazioni: La Televisione. In TV ogni giorno vengono trasmesse miriadi di informazioni filtrate ed impacchettate appositamente per noi. L’Invio continuo di questa grande mole di notizie, molte delle quali non risultano essere di alcuna utilità sociale, fa' si che vengano velocemente dimenticate per far spazio a quelle nuove, senza possibilità alcuna di essere recuperate; Non c’è data la possibilità ad esempio, di vedere il tg di un anno fa', poiché non siamo noi a decidere il palinsesto da trasmettere. Nella maggior parte dei casi, le poche notizie che la gente ricorda, sono vaghe e confuse, dando la sensazione che siano estranee al mondo presente e reale. Sono quindi facilmente trascurabili dinnanzi a informazioni fresche e date in pasto da TV e giornali.

Ricordare il passato di individui ed organizzazioni, però, ci permetterebbe di comprendere i meccanismi mentali e modi di agire di chi ci promette ogni sorta di cosa nel momento che gli fa' più comodo (ad esempio in campagna elettorale) e quindi di essere più liberi di credere o meno, a ciò che ci viene detto. In un epoca dove migliaia di notizie ci si parano davanti da accettare come Verità, un modo per comprendere meglio quello che ci sta accadendo è guardare un po'''' al passato per cercare conferme e risposte.

Favoriamo i mezzi di informazione che hanno una “memoria” come il web, dal quale possiamo attingere a notizie risalenti ad anni passati in qualsiasi momento, a discapito di TV e radio che non ci danno la possibilità di ricordare, se non ovviamente quello che vogliono nel momento per loro più opportuno.

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martedì 9 marzo 2010

Lo Sfruttamento Accresce L’Illegalità

DI MARCO CANESTRARI

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· AUMENTA LO STRESS - Ovunque ci sia una distanza fra le necessità dei singoli e le decisioni imposte da un potere accentrato si determinano forti condizioni di stress. Entro 20 anni la depressione sarà il problema di salute più diffuso al mondo. L'insicurezza e la precarietà economica aumentano il disagio personale e sociale: cresce del 30% l'incidenza di ansia e del 15% il numero dei pazienti depressi. Complice la crisi economica e il crescente stress a cui sono sottoposti i cittadini del mondo, il “male di vivere” sarà, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la maggiore insidia da combattere. In Europa dall’inizio della crisi, ci sono stati 3.500 morti in più per alcool e 1.700 suicidi in più. Aumentano bullismo, aggressività giovanile e uso di droghe.

· GLI ESEMPI SONO AGGRESSIVI – Gli eroi dei nostri tempi sono proposti dai media come persone scaltre, egocentriche e combattive. Inseguiamo i modelli di vita dei personaggi famosi mentre la qualità della nostra vita personale e il nostro equilibrio mentale cala a picco. Con l’aumentare di questi disagi si crea un ambiente sociale dove fermentano l’aggressività e l’istintività. Questi modelli, che si prestano facilmente alla manipolazione dall’alto, sono incoraggiati anche dai programmi televisivi.

· AUMENTA L’ILLEGALITA’ - Cosa accade quando si riesce ad influenzare la salute mentale di enormi masse verso delle reazioni emotive, aggressive e incontrollabili? Specialmente nelle fasce sociali più disagiate e indifese, succede che aumentano gli episodi criminalità e illegalità. La televisione non perde occasione di mostrarceli: Rapine, stupri, aggressioni, e violenze familiari diventano il nostro panorama quotidiano e di conseguenza una preoccupazione di massa.

· SERVE PIU’ CONTROLLO SULLA POPOLAZIONE - La propaganda scambia la causa con l’effetto: Invece di eliminare le cause del problema alla radice, si da la colpa dell’insicurezza globale ai singoli individui buttando in prima pagina i mostri di turno che noi tutti vorremmo linciare. Ci abituano al fatto che, se vogliamo essere protetti da questi malviventi, dobbiamo dare il consenso per misure di emergenza più rigorose che diano allo stato ancora più efficienza di governare e più potere di controllarci. Così il cerchio si chiude e si getta benzina sul fuoco alimentando il problema da cui tutto ha avuto origine: L’imposizione e il controllo da parte di pochi su molti.

Le regole dovrebbero nascere per servire la società e non per rendere la società servitrice

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domenica 7 marzo 2010

S.O.S.: La Tv è la Tata dei nostri Figli!

DI ASSUNTA RONCO

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Sovente in dibattiti intelligenti e pacati si dice che la televisione non deve essere demonizzata e che può convivere con la pratica della lettura. Ultimamente un sano scetticismo induce a pensare che, pur essendo il principio valido, sono le teste a destare preoccupazione. Spesso non si sa o non si vuole scegliere e si finisce col bersi ogni spazzatura che la televisione propina. Ci lamentiamo per i cattivi programmi o perché bambini e ragazzi passano innumerevoli ore davanti alla TV, ma poi, a fine giornata, non siamo capaci di vincere la pigrizia e di leggere una fiaba a nostro figlio. Ci lamentiamo, ma poi subiamo la presenza di un cattivo “estraneo,” la TV, in casa nostra che faccia da padrone. La passività è la costante di questa dis-cultura ed è la conseguenza della crescente incapacità ad aggregarsi per proporre nuovi modelli culturali.

Chi si è posto il problema di creare alternative? La scuola ha gravi responsabilità per non aver prodotto “teste ben fatte” che non significa “teste ben piene”. Comunemente si pensa che la televisione sia uno status di benessere e di autonomia tanto che spesso ci sono 3 - 4 - 5 televisori in casa. Tanti bambini molto piccoli hanno in camera un televisore. Che trovata! Una tata così a buon mercato che permette di evitare la fatica della comunicazione coi figli, mandandoli in camera a vedersi, da soli, ciò che vogliono. Parallelamente nel singolo è cresciuta la sua “solitudine” con la sensazione di essere nessuno poiché ciò che è, che esiste, transita per la televisione e quindi se non si è visibili non si è nessuno! Pertanto in ciascuno di noi si è fatta strada l’idea di non avere nessuna possibilità di cambiare le cose. Si abdica troppo spesso il compito dell’educazione alla televisione pur riconoscendone le gravi lacune e l’immoralità.

Tanti sono i bambini che si addormentano con la TV e al mattino fanno colazione guardando i cartoni alla TV. Una mamma ultimamente si lamentava: “Senza i cartoni non mangia! Io ho provato a spegnere il televisore… ma lui lo riaccende!”. L’alternativa è imparare a fare creare cultura viva, l’aggregazione tra le persone consapevoli e di buona volontà, la riappropriazione della propria creatività, del proprio tempo libero per vivere finalmente la propria vita e non il riflesso di quella finta del Grande Fratello.

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mercoledì 3 marzo 2010

Perché nelle Dittature c’è Sempre un Esercito Forte?

DI MARCO CANESTRARI 

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· LA SICUREZZA E’ PIU’ IMPORTANTE DELLA LIBERTA’ - C’è un istinto più forte di quello della libertà, di fronte al quale, ogni altra esigenza diventa secondaria: La Paura per la propria Sicurezza. Accettiamo di buon grado una limitazione della libertà di fronte ad un’emergenza per la nostra vita. Più la massa è impaurita, più saranno gestibili le sue reazioni istintive.

· NON ABBASSARE IL LIVELLO DI PAURA - Promuovere, negli anni, un massiccio bombardamento di notizie che diffondono un senso comune di insicurezza. Il paese, anche quando mantiene una facciata di benessere, deve essere vissuto come un luogo pieno di pericoli e la popolazione deve percepire costantemente una situazione di minaccia: precarietà finanziaria, gang giovanili, bullismo, virus, criminalità, aggressioni, stupri fino al terrorismo e alla guerra.

· AUMENTARE IL POTERE POLITICO E MILITARE - Il terrore di venire aggrediti o derubati, di diventare poveri e l’incertezza per il futuro accentuano la reazione di isolamento dall’”altro” e spingono il governo verso politiche repressive e di sicurezza. La massa deve chiedere misure anche d’emergenza che accentrino il potere politico e militare in nome della concretezza e dell’efficienza. Vogliamo essere protetti più di ogni altra cosa.

· CONTROLLARE I DISSENSI - Una volta che abbiamo delegato al leader sempre più autonomia di reprimere la popolazione anche con la forza, poi non abbiamo più il potere di diversificare, dal basso, le misure solamente contro la delinquenza, rispetto a quelle volte anche a limitare i dissensi. Le azioni del leader saranno sempre più risolute e sempre meno controllabili dai cittadini. Così il potere che abbiamo tanto voluto accentrare nelle mani di chi ci comanda, può venire usato anche per indurci a non generare proteste né idee dannose al regime.

· L’ESERCITO E’ UN AMICO NECESSARIO - Contemporaneamente deve venire promossa l’immagine delle forze armate, dei militari, della protezione civile e delle autorità in genere, con festeggiamenti, gadgets, film e soprattutto serial tv. In questi casi non è raro vedere i militari in città anche in tempo di pace accettati di buon grado dalla popolazione.

 

LA PERCEZIONE DELLA SICUREZZA
TRA COMUNICAZIONE E REALTA’

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Trend complessivo (gennaio 2005 – dicembre 2009)
Il grafico mostra la netta discrepanza fra l’andamento delle notizie di criminalità proposte dai telegiornali (linea rossa) e l’andamento reale dei reati (celeste).

Si attende un “capo liberatore” quando arriviamo a convincerci di essere incapaci di affrontare e risolvere i problemi sociali, quando ci abituiamo a pensare che le masse non siano in grado di risolvere alcunché se non vengono guidate con la forza.

Un costante clima di insicurezza dove ognuno è sospettoso dell’altro è attualmente il modo più potente per mantenere la popolazione disgregata e perseguire obiettivi economici e politici. Il Potere di proteggere viene usato da chi governa anche per reprimere i dissensi e controllare l’influenza dei cittadini nelle scelte del paese. In questi scenari, l’odio, i disordini sociali e la guerra, possono diventare le soluzioni finali a tutti i nostri mali.


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lunedì 1 marzo 2010

La Colpa è di chi non ci Ama?

Di Gianni Agostino

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Quando si riscontra incapacità di amare, di trovare un partner, si pensa che tutto si risolva semplicemente lamentandosi e attribuendo la colpa della propria solitudine alla sfortuna o ad una serie di circostanze sbagliate. Continuando verso questa rotta si è destinati a rimanere delusi all’infinito, perché non si riuscirà a riconoscere l’anima gemella neppure quando la si incontrerà. La verità è che i momenti felici, le difficoltà, le emozioni, i litigi, tutto questo ha coinvolto persone che sono entrate e uscite dalla nostra vita. Sono stati i nostri bisogni, la nostra situazione, il nostro passato ad aver attirato su di noi le persone e gli eventi accaduti.

Quando due persone condividono esperienze intime divengono “entangled”, cioè si trasferiscono e condividono reciprocamente, informazioni associate a propri pensieri, stati emotivi (gioia, paura, rabbia). In questa interferenza reciproca, i soggetti più forti possono condizionare a livello emotivo e nel comportamento i soggetti più deboli. Tuttavia chi ama di “vero amore” è forte e centrato e non subisce condizionamenti. E’ forte e centrato colui che ama innanzi tutto se stesso. Prima di stabilire una qualsiasi relazione è importante capire di che persona si tratta, andando oltre le apparenze. Poiché una volta aperto un canale di “entanglement” con una persona, si continuerà a condividere con lei, parte di noi stessi. Provare amore e gratitudine per tutte le persone con cui si stanno avendo relazioni, fa bene a noi stessi, alla nostra mente, alla nostra anima, poiché ogni volta che creiamo una relazione affettiva e/o sessuale con una persona le diamo un grande potere su di noi ed otteniamo un grande potere su di lei. E’ un potere sottile ed impalpabile, si tratta di interferenze “sottili” in grado di condizionare anche a distanza, il nostro stato d’animo, la nostra volontà, i nostri pensieri. Un potere la cui natura sfugge alla comprensione razionale ma che coinvolge, in varia misura e senza limiti di spazio e di tempo i protagonisti della relazione. Tuttavia a livello spirituale non c’è differenza tra noi e gli altri, per questo non si può ferire qualcuno senza sentirci a nostra volta feriti, ne si può aiutare il prossimo senza aver aiutato anche noi stessi.

E’ per questo che diviene di fondamentale importanza, augurare il bene, provare amore e gratitudine con sincerità e dal profondo del nostro cuore, anche a tutti coloro con i quali abbiamo avuto relazioni, in modo particolare a coloro con le quali abbiamo avuto relazioni “difficili”. Ogni volta che disprezziamo, offendiamo o insultiamo una persona con cui abbiamo, o abbiamo avuto una relazione affettiva, offendiamo, disprezziamo ed insultiamo noi stessi. Ogni volta che pensiamo in maniera negativa della persona che ci siamo scelti, interferiamo negativamente su di lei e la condizioniamo a diventare ciò che crediamo di lei. Trent’anni fa M. Bachelet, presidente del Cile, riuscì a sopravvivere alla prigionia ed alle torture durante il regime Pinochet. Dopo questa esperienza il suo discorso fu il seguente : “Poiché sono stata vittima dell’odio, ho dedicato la mia vita a rovesciare questo odio e a trasformarlo nella tolleranza, nell’amore”. La storia testimonia che la nostra percezione crea la realtà che ci circonda e quindi spetta a noi essere grati o meno per ciò che la vita ci da. Tutti nella vita affrontiamo delle sfide e possiamo scegliere in che modo reagire.

Il tempo presente non è un tempo fuggevole, vuoto, transitorio. Lo è se non si coglie la sua profondità, la sua intensità, il suo essere l’occasione per le decisioni, per una scelta, per un atto d’amore.

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