mercoledì 30 giugno 2010

Un Signore è Venuto a Roma con i Mezzi Pubblici per Incontrarci

DI MARCO CANESTRARI

Ecco Marcello Marani da Rignano Flaminio, un signore che era fra il pubblico ad assistere ad uno dei nostri corsi su Come si Controllano le Masse tenuto da Marco Canestrari.

In poco tempo, questo caratteristico personaggio si è rivelato un vulcano di spunti interessanti e per niente scontati, pieno di esperienza e di onestà. Sentiamo cosa ci dice sulla Costituzione, sulla Scuola, sui Partiti Politici, sull'emergenza Sicurezza, sulla Rete, con vari aneddoti e una simpatia travolgente.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

La Doccia Scozzese

DI MARCO CANESTRARI

Panda cub (Ailuropoda melanoieca) sleeping in tree,  Wolong Valley, Si 

· IL CONTROLLO E' GIA' FORTE - Questa tecnica può essere applicata solamente nei paesi già soggetti ad un fortissimo controllo, dove chi comanda, cioè, ha già il potere di rendere legge  una proposta antidemocratica senza curarsi delle proteste. Agendo di continuo in questa maniera però il regime perderebbe progressivamente consensi e i malumori crescenti comincerebbero ad aggregarsi. Vediamo ora uno dei tanti modi per screditare i movimenti di protesta che si vorrebbero sollevare contro le ingiustizie del regime. Un modo per fare abituare la popolazione ad accettare passivamente anche le proposte più provocatorie senza più ribellarsi.

· PROPORRE SENZA SOSTA – Innanzitutto il leader deve proporre un numero di iniziative superiore a quello che il senso comune della massa può assimilare. Poi, una stessa legge, durante gli anni deve essere proposta e modificata molte volte, in modo che risulti difficile per la massa capire quali articoli siano già approvati, quale proposte siano ancora in discussione e quali siano abbandonate. La maggioranza della popolazione, stressata, delusa e frettolosa, deve essere spinta a farsi un’idea superficiale dei continui cambiamenti in corso, riconoscendone solo il nome, lo slogan sentito in televisione e le voci che ci girano intorno.

· AZZARDARE PROPOSTE PERICOLOSE E POI RIDIMENSIONARLE - Le proposte di chi vuole guadagnare l’asservimento delle masse devono essere sempre molto più forti e provocatorie rispetto ai risultati che si pianifica di ottenere. Si deve esordire con una grossa “sparata” e poi abbassare il tiro lasciando protestare i ribelli verso un pericolo che non esiste più. Si sfrutta così la sana reazione di difesa della popolazione per mettere in ridicolo l’immagine di chi dissente. Il trucco sta nel paragonare l’intensità della reazione immediata di protesta, non alla pericolosità della proposta iniziale, come sarebbe logico, ma alla pericolosità più bassa della legge che poi viene di fatto approvata dal "poliziotto buono" di turno. Questo serve per mettere sempre in primo piano il fatto che i contestatori reagiscono in maniera irrazionale, esagerata e non commisurata alla realtà delle leggi messe in vigore. In più, così risulta facilissimo attribuire ai contestatori un comportamento compulsivo e complottista legato a qualche preconcetto indipendente dalle attività del leader, come quello di un visionario esaltato che grida “Al lupo! Al lupo!”.

· LE PROTESTE DIVENTANO INUTILI CARNEVALATE - Cosa apprende la primitiva consapevolezza della massa se durante gli anni si ripete sempre questo meccanismo? Il sentore comune recepisce che “affidarci ciecamente a questo capo” non provoca le catastrofi annunciate dai soliti dissenzienti esaltati e che le proteste sono “inutili carnevalate dei soliti comunisti” che vanno contro la volontà della maggioranza della popolazione. Una volta che si riesce a screditare a livello collettivo il principio di “dissentire", che costituisce le fondamenta di ogni vera democrazia, il gioco è fatto. Si vive in un continua doccia scozzese che rende insensibili, confonde, stanca e abitua. In questo modo chi vorrebbe opporsi, per paura di perdere consensi e credibilità di fronte al paese, si adatta a reagire con sempre più autocontrollo fino ad annullare completamente le naturali difese democratiche del paese. La condizione di normalità diventa quella di subire continue proposte pericolose senza più reagire, dove in ogni momento potrebbe essere approvata una legge che distrugga centinaia di anni di conquiste etiche, civiche e democratiche.

Nei paesi sottoposti ad un controllo tale, in cui il leader ha la possibilità di proporre leggi provocatorie e pericolose senza perdere il potere, la protesta perde quasi tutto il suo significato. Sotto queste condizioni la possibilità di ribellarsi o di accondiscendere non determina una reale facoltà di scelta.
Se si protesta si perde la simpatia della popolazione, se non si protesta si apre la porta agli incalzanti bisogni di conquista del leader. In questo scenario non c’è altra azione costruttiva se non quella di cambiare le condizioni alla base del sistema di controllo.

Per poter controllare le masse è indispensabile che la maggior parte della popolazione sia convinta che non vi siano reali alternative possibili, il pubblico deve abituarsi all’idea del lento e doloroso cambiamento ed accettarlo con rassegnazione quando arriverà il momento.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

lunedì 28 giugno 2010

L'Indottrinamento Inizia dal Corpo

DI MICHELE ACANFORA

corpo 

Il corpo è saggio. La sua saggezza mi invia segnali di importanza vitale per le mie scelte. Attraverso un sentire fatto di percezioni mi informa su dove andare e dove no, cosa mangiare e cosa no, se quella persona mi stia dicendo la verità oppure no. Essere in ascolto di questi segnali e averne fiducia può a volte valere la mia sopravvivenza.

Quindi, se mi si vuole indottrinare, bisogna rendermi insensibile ai segnali del corpo. Si comincia da piccoli, l’addestramento deve essere precoce; si insegna ad ignorare i segnali del corpo, a non rispettarne i bisogni; si addestra il corpo alla immobilità, al blocco, alla posizione fissa: ben seduto nel banchetto di scuola per ore ed ore, pipì e cacca quando diciamo noi, cibo e sonno regolamentati dall’orologio. Comincio allora a non fidarmi più delle mie sensazioni, fino ad arrivare a temere il mio istinto. Se il corpo mi manda segnali di sofferenza, questi vanno prontamente azzittiti: un bel farmaco ad hoc, e tutto è sotto controllo, la “norma” è rispettata, la sedizione è stata sedata. Meglio ancora se una sostanza chimica venga immessa di continuo nel corpo, un farmaco a vita, possibilmente psico-farmaco. Controllo garantito. Il corpo ci riproverà più volte, ma alla fine impara la lezione: “fai il bravo”, non disturbare, non seminare imbarazzo, stai fermo lì. Alla spontaneità viene preferito l’automatismo, perché un comportamento robotico è di gran lunga più accettabile di un comportamento imprevedibile e fuori dalla norma. Alla fine, mi ritrovo ad aver perso la mia bussola interna e devo necessariamente affidarmi a “bussole” esterne a me, che mi dicano cosa sia meglio per me: la tv, la maestra, il prete, il grande libro, il medico, il pubblicitario, il politico. All’esperienza diretta preferisco il pensiero, l’idea. Non so più cosa cosa sia il mio istinto, quale sia la mia voce interiore, cosa voglia dirmi il corpo: qualcuno lì fuori ne saprà più di me, crederò a lui, adotterò le sue convinzioni. Ditemi, per favore, ditemi cosa è normale, qual è la cosa giusta ed appropriata da fare.

Ma nessuno “lì fuori” sa realmente cosa sia giusto per me, per uscir fuori dall’indottrinamento devo rientrare in me. Riprendere il contatto con il corpo, dare valore e fiducia ai suoi segnali, sviluppare quel “sentire” di pancia, che è ben diverso dal pensare di testa. Radicarmi nel corpo e viverlo con pienezza.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

domenica 27 giugno 2010

La Nazionale non si tocca, la Nazione si

DI VALERIO PASSERI

supporter_italiani

I mondiali, che si svolgono ogni 4 anni, sono un evento che unisce tutto il popolo italico, ci sentiamo tutti fratelli uniti sotto la stessa bandiera a tifare per la nostra nazionale. Tutta l’atmosfera che si viene a creare è tanto bella quanto, purtroppo, unica. La nazionale di calcio non si discute, tutti sono pronti a difenderla a spada tratta, qualsiasi cosa detta contro la squadra non è accettabile, tanto che ci ritroviamo di fronte a casi come quelli del politico U. Bossi, costretto a ritirare pubblicamente le provocazioni fatte.

La cosa tristemente ironica è che tutto questo putiferio si viene a creare per il gioco del pallone, quando invece ci si trova davanti a proposte di modifica alla Costituzione definita antica ed obsoleta o a leggi che minano seriamente la libertà di tutti, nessuno sembra interessarsene veramente, la questione passa velocemente in secondo piano, pochi alzano la voce e si ribellano, e per troppo poco tempo. Lo stesso popolo, così unito per un gioco, non lo è altrettanto, anzi per nulla, quando a rischio è la propria libertà. E così come ai tempi dell’impero romano, i giochi distraggono e sono una valvola di sfogo per un popolo frustrato. Se l’attenzione che si presta alle convocazioni, gli infortuni e le possibili tattiche da utilizzare per battere la squadra avversaria venissero protese a ciò che sta accadendo in questo paese, alle leggi che vengono proposte ed approvate, ne gioverebbe moltissimo la consapevolezza collettiva e le cose migliorerebbero infinitamente.

I mondiali dimostrano che l’energia per cambiare il sistema c’è, dovremmo solo riuscire tutti ad indirizzarla nel verso giusto, a favore di un cambiamento possibile solo attraverso tutte le nostre forze congiunte.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

giovedì 24 giugno 2010

Reagiamo con Conoscenza e Competenza

 

PARTIAMO DALLA CONOSCENZA: se riduciamo la nostra reazione all'opinione nell'interno di un gioco prefissato non abbiamo la possibilità di rivalutare le basi del problema. Per ottenere un azione accurata, efficiente e  costruttiva bisogna prima avere una adeguata conoscenza della situazione.

FAVORIRE LA PRESA DI COSCIENZAStimoliamo un ambiente sereno, fertile al cambiamento ed alla presa di coscienza. Limitiamo l'offesa e la provocazione, che frenano la ricettività e l’apprendimento diffuso.

SII COSTRUTTIVO – Orienta il tuo pensiero a favore della creazione organizzata e sistematica di alternative migliori, e non limitarti alla critica o all’essere “contro”. Fai proporre sempre una soluzione accanto ad ogni problema che viene sollevato e incoraggia una partecipazione attiva e diretta verso quella soluzione.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

martedì 22 giugno 2010

Educazione Militare

DI FAUNO LAMI

rambo

Da John Wayne a Rambo, quanti proiettili sono stati sparati nelle nostre case? A quante esecuzioni abbiamo assistito attraverso lo schermo televisivo? È ormai indubbio: la violenza militare ci è stata mostrata in tutte le salse, arrivando al punto tale da farcela accettare, anzi, talvolta anche acclamare.

Non è mia intenzione in questo ambito discutere di quanto sia "giusta" o "sbagliata" la guerra, bensì di quanto i nostri pensieri individuali siano inconsciamente manipolati attraverso queste ricorrenti immagini. Così, secondo lo stesso principio emulativo, che ci spinge a fumare, dopo aver visto una sigaretta in mano ai protagonisti del grande schermo, siamo portati ad accettare i massacri della guerra, senza troppo clamore. Massacri, che sulla pellicola passano in secondo piano, gruppi di soldati sterminati scenograficamente, popolazioni intere prive di ogni identità: carne da macello alla mercé del nostro "eroe". E gli effetti non sono nemmeno troppo nascosti, se osserviamo bene: i nostri figli "giocano alla guerra" con armi giocattolo e soldatini e nei loro videogiochi si fanno largo tra i nemici un'uccisione alla volta.

Ma l'alternativa a questa costante guerrigliera dove possiamo trovarla? Non di certo nella censura, né tantomeno nel proibizionismo, che come sappiamo, portano entrambi ben lontano dal superamento del problema. Bensì nella continua diffusione di principi e valori universali, alternativi e sostitutivi, che stiamo forse lentamente perdendo di vista, come ad esempio la sensibilità, la cooperazione e la pacifica convivenza.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

lunedì 21 giugno 2010

Non Avere Tempo

DI MARCO CANESTRARI

LA TRANQUILLITA’ NON SI RAGGIUNGE MAI - Tutto ciò viene portato avanti spingendo il modello da raggiungere (costumi, lavoro, norme di vita, livello sociale) sempre più avanti, richiedendo che la persona si sforzi continuamente, con la paura di non farcela, verso un fine sempre molto lontano, spesso inesistente ed estraneo alla condizione umana. Per manipolare la popolazione, bisogna tenerla sempre sottoposta a frenetiche attività in modo che, durante la giornata, non abbia abbastanza tempo ed energie per riflettere liberamente ed organizzare una soluzione su ampia scala ai suoi problemi. L’unico modo per sollevarsi da questa colpa e da questo enorme stress che si accumula è denunciare con grande ostilità le “impurità” di chi non si è uniformato sforzandosi come abbiamo dovuto fare noi.

NON AVERE TEMPO PER GUARDARE LONTANO - Non abbiamo più la serenità e il tempo di affrontare i problemi collettivi con una visione d’insieme perché la nostra principale preoccupazione è avere una sicurezza economica personale immediata e non essere tagliati fuori dal sistema. Ci sacrifichiamo così a fare un lavoro che non ci piace, sopportiamo pressioni psicologiche trascurando spesso il nostro riposo e la nostra salute. Per noi è prioritario lavorare sempre di più, magari a condizioni sempre peggiori, piegandoci in nome dell’urgenza di reperire sufficiente denaro. La necessità di guadagnare viene utilizzata come la maggiore forma di ricatto per stabilizzare le masse sotto una linea uniforme.

COME SI RISOLVE QUESTO PROBLEMA?

Prima di tutto ripristiniamo le condizioni sociali che ci permettono di affrontarlo. Dobbiamo diffondere il consenso ad avere una parte consistente della nostra vita libera dalle occupazioni. E’ di fondamentale importanza ritagliarsi un tempo ben definito che non sia invaso da pressioni esterne. Finché non affrontiamo la vita con il cuore e la mente calmi non ci daremo la possibilità di valutare la situazione d’insieme e organizzarci verso un cambiamento definitivo. Non possiamo uscire dalla routine in cui siamo immersi se ogni parte della nostra vita è già pianificata e ogni piccola deviazione dai binari la viviamo come un peso. Solo quando la mente non è occupata ci diamo la possibilità di affrontare la vita nella sua totalità, rivalutandone anche le basi, se necessario. Non è facile smettere di avere la mente piena delle certezze che ci hanno inculcato, ma quando accade, in quei momenti possiamo trovare qualcosa che ha più valore di un’intera vita passata a produrre: Possiamo uscire dal vecchio schema mentale e scoprire per la prima volta qualcosa di veramente nuovo, imprevisto e creativo.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

domenica 20 giugno 2010

Il Viaggio Interiore

DI GIANPAOLO MARCUCCI

bambino-interiore


Spesso paure e sofferenze profonde, restie a venir fuori per esser conosciute ed affrontate, impongono agli uomini un perenne stato di ansia ed insoddisfazione; una perpetua ricerca al di fuori di se stessi di qualcosa che non li appagherà mai a pieno.

La necessità di consumare ed acquistare beni si piazza bene in questo buco di consapevolezza. Per placare il proprio disagio si ricerca una soddisfazione momentanea che solo l’oggetto del desiderio più osannato dal marketing può garantire. E’ come la droga, bisogna comprare. Non è possibile rinunciare all’acquisto, perché questo non fa altro che procurare ulteriore sofferenza e disagio. Ma allora cosa fare? Prima di tutto, laddove presente, io credo sia necessario individuare che “esiste” un disagio, una dipendenza. Una dipendenza eccessiva, verso qualsiasi cosa essa sia rivolta (fumo, alcool, droghe, consumo, tv, internet, sesso, relazioni etc.), non può che essere un elemento fortemente negativo e limitante per la propria crescita interiore. Si potrebbe pensare che per eliminare il problema sia necessario dire no ai propri istinti, e negarsi quindi il piacere ricercato nell’entità da cui dipendiamo. Facendo questo, si crea però un buco ancor più grande da riempire, in quanto il problema non risiede, in realtà, nell’atto in se di dipendere, ma nel nodo interno che richiede all’organismo psico-fisico di dipendere. Così accade spesso che forzandosi di eliminare un atteggiamento o comportamento ritenuto nocivo, si finisce con l’adottarne un altro.

Sostituire la dipendenza con un’altra dipendenza ovviamente non è la soluzione. E’ come curare il sintomo: non serve a nulla; può sul momento alleviare il dolore, ma porta comunque alla non risoluzione e all’irrigidimento del problema. Solo rompendo le proprie rigidità, mettendosi in discussione e andando a fondo nelle paure e nelle sofferenze remote, è possibile vedere ciò che siamo, conoscerlo, accettarlo e placare quella sete che in realtà ci si è auto-imposti come diversivo. Impariamo a guardare dentro noi stessi. Cerchiamo di tirare fuori e conoscere il motore del nostro disagio, la carta inceppata, il nodo da sciogliere. Per cambiare qualcosa che è dentro di noi e ci fa star male, più che frenare i nostri impulsi, dobbiamo cercare cosa si nasconde dietro di essi. Tale viaggio è l’unico da intraprendere per raggiungere un risultato consapevole, reale e duraturo.

Un uomo che sta bene con gli altri, non per forza sta bene con se stesso. Un uomo che vive in armonia con se stesso, vivrà sempre in armonia con tutto ciò che lo circonda.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

mercoledì 16 giugno 2010

Offendere e Alzare il Polverone

DI MARCO CANESTRARI

ALZARE IL POLVERONE (offese, soprusi, provocazioni, maleducazioni, irriverenze) – Il modo migliore per diffondere un’idea su ampissima scala è quello di offendere una parte della popolazione e sfruttare l’effetto eco suscitato dalla naturale reazione di indignazione. Ogni notizia deve essere impacchettata in maniera da creare delle forti spaccature nel paese, deve essere provocatoria e deve sempre chiamare in causa qualcuno. I gruppi attaccati e ridicolizzati platealmente, reagiranno difendendosi con aggressività e rabbia, vogliosi di farsi battaglia sui temi (spesso inutili allo sviluppo etico e civile del paese) suggeriti dagli interessi di chi può controllare i media. In questa maniera si può veicolare un argomento sfruttando le energie e i mezzi di diffusione sia dei gruppi favorevoli che di quelli contrari moltiplicando esponenzialmente la visibilità della questione.

· AUMENTA IL POTERE ECONOMICO DI CHI CONTROLLA I MEDIA – Più reagiamo difendendo le nostre idee con interesse e coinvolgimento alle provocazioni preparate dai media e più stiamo contribuendo a dargli visibilità, accrescendo il peso politico ed economico di chi controlla i canali di diffusione.

Il Popolo del televoto reagirà fedelmente, guidato dagli istinti del branco, alle provocazioni dei media come se giustizia, economia e politica fossero al centro di un'unica arena televisiva. Quando le proposte della maggioranza dei cittadini, verso le soluzioni alle necessità che sentono più urgenti avranno un peso minore di quelle diffuse da pochi con i media, di fatto, non si vivrà più in uno stato democratico. 

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

lunedì 14 giugno 2010

L'Anima a Colori

DI KATIA GARRÌ

anima

Quanti colori ci sono nella nostra Anima? Dentro ognuno di noi ci sono infinite sfumature, perché la nostra anima è generosa di suggerimenti, di sensazioni e di intuizioni. I nostri stati interiori sono una tavolozza di colori, basta saper vederli con gli occhi dell'anima.

Le nostre paure, si vincono smettendo di fingere con noi stessi e con gli altri. Una guida infallibile per la felicità è la saggezza, essa si trova dentro di noi e non smette mai di assisterci, infatti se facciamo silenzio e lasciamo che le emozioni che abitano dentro di noi affiorano senza filtri, senza maschere, ecco che allora ci stiamo curando, è allora che vinciamo le paure, è allora che tutto avviene perché la nostra anima ci viene in aiuto. Se dimentichiamo chi siamo, accettando i nostri errori, ecco che scopriamo capacità che non sapevamo di avere, sono doni che l'anima ha in serbo da sempre per noi, ma non chiamiamoli difetti o disagi, essi sono piccoli semi che diventeranno una pianta stupenda. E' sempre più diffusa l'idea che per star bene si debbano capire le cause dei propri malesseri ricorrendo all'aiuto psicologico. La conferma a questa idea c'è data sia dalla psicologia corrente che dalla psicanalisi: per conoscere i propri disagi bisogna trovare le cause di questi. Quante volte ci ripetiamo: "Ho lavorato tanto su di me, ho cercato di conoscermi, ma faccio ancora gli stessi errori".

Voler trovare nel passato le cause del nostro stato attuale, rende cronici i disagi, perché tutto continua a mutare, il nostro presente cambia di continuo giorno per giorno ma, noi continuiamo ad inseguire un fantasma. Per uscire da questo labirinto di specchi del passato che ci lascia sfiniti occorre dare un taglio a estenuanti analisi e ricerche e iniziare ad affrontare il presente e il futuro importanti e preziosi, senza rincorrere il peso di un passato che non c'è e che non ritornerà più. La strada giusta è dentro in ognuno di noi, noi siamo un mistero inesauribile quindi cerchiamo di vivere il nostro presente senza le zavorre! l'anima non vuole che ci accettiamo con la testa, vuole che ci ascoltiamo col cuore, solo così possiamo tornare a essere naturali.

L'anima non sarà mai morta, come non sarà mai pari il tre, né sarà il fuoco gelido - Platone

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

domenica 13 giugno 2010

Perché in Italia non Scoppia la Rivoluzione

DI MARCO CANESTRARI

pazzo

Abbiamo già approfondito, nella serie su “Come si Controllano le Masse nei Paesi Democratici” diverse maniere con cui un leader che ha influenza sui media può acquisire i consensi della popolazione verso le sue iniziative: in breve si devono stimolare dei modelli di pensiero istintivi, favorire l’insicurezza, sfruttare la paura, controllare le fonti d’informazione, fare mancare una visione d’insieme delle idee libere e limitare la cooperazione fra singoli. Vediamo ora uno dei tanti modi per screditare i movimenti di protesta che si vorrebbero sollevare contro le ingiustizie del regime. Chi si ribella, deve passare per pazzo.

E’ fondamentale precisare che questa tecnica, a differenza di molte altre, può essere applicata solamente nei paesi già soggetti ad un fortissimo controllo, dove chi comanda, cioè, ha già il potere di rendere legge  una proposta antidemocratica senza curarsi delle proteste. Agendo di continuo in questa maniera però il regime perderebbe progressivamente consensi e i malumori crescenti comincerebbero ad aggregarsi. Descriveremo ora un modo per fare abituare la popolazione ad accettare passivamente anche le proposte più provocatorie senza più ribellarsi.

Innanzitutto il leader deve proporre un numero di iniziative superiore a quello che il senso comune della massa può assimilare. Poi, una stessa legge, durante gli anni deve essere proposta e modificata molte volte, in modo che risulti difficile per la massa capire quali articoli siano già approvati, quale proposte siano ancora in discussione e quali siano abbandonate. La maggioranza della popolazione, stressata, delusa e frettolosa, deve essere spinta a farsi un’idea superficiale dei continui cambiamenti in corso, riconoscendone solo il nome, lo slogan sentito in televisione e le voci che ci girano intorno.

 

AZZARDARE PROPOSTE PERICOLOSE E POI RIDIMENSIONARLE

Le proposte di chi vuole guadagnare l’asservimento delle masse devono essere sempre molto più forti e provocatorie rispetto ai risultati che si pianifica di ottenere. Si deve esordire con una grossa “sparata” e poi abbassare il tiro lasciando protestare i ribelli verso un pericolo che non esiste più. Si sfrutta così la sana reazione di difesa della popolazione per mettere in ridicolo l’immagine di chi dissente. Il trucco sta nel paragonare l’intensità della reazione immediata di protesta, non alla pericolosità della proposta iniziale, come sarebbe logico, ma alla pericolosità più bassa della legge che poi viene di fatto approvata dal "poliziotto buono" di turno. Questo serve per mettere sempre in primo piano il fatto che i contestatori reagiscono in maniera irrazionale, esagerata e non commisurata alla realtà delle leggi messe in vigore. In più, così risulta facilissimo attribuire ai contestatori un comportamento compulsivo e distruttivo legato a qualche preconcetto indipendente dalle attività del leader, come quello di un visionario esaltato che grida “Al lupo! Al lupo!”.

Cosa apprende la primitiva consapevolezza della massa se durante gli anni si ripete sempre questo meccanismo? Il sentore comune recepisce che “affidarci ciecamente a questo capo” non provoca le catastrofi annunciate dai soliti dissenzienti esaltati e che le proteste sono “inutili carnevalate dei soliti comunisti” che vanno contro la volontà della maggioranza della popolazione. Una volta che si riesce a screditare a livello collettivo il principio di “dissentire", che costituisce le fondamenta di ogni vera democrazia, il gioco è fatto. Si vive in un continua doccia scozzese che rende insensibili, confonde, stanca e abitua. In questo modo chi vorrebbe opporsi, per paura di perdere consensi e credibilità di fronte al paese, si adatta a reagire con sempre più autocontrollo fino ad annullare completamente le naturali difese democratiche del paese. La condizione di normalità diventa quella di subire continue proposte pericolose senza più reagire, dove in ogni momento potrebbe essere approvata una legge che distrugga centinaia di anni di conquiste etiche, civiche e democratiche.

 

ALLORA COSA BISOGNA FARE?

Nei paesi sottoposti ad un controllo tale, in cui il leader ha la possibilità di proporre leggi provocatorie e pericolose senza perdere il potere, la protesta perde quasi tutto il suo significato. Sotto queste condizioni la possibilità di ribellarsi o di accondiscendere non determina una reale facoltà di scelta. Se si protesta si perde la simpatia della popolazione, se non si protesta si apre la porta agli incalzanti bisogni di conquista del leader. In questo scenario non c’è altra azione costruttiva se non quella di cambiare le condizioni alla base del sistema di controllo. Bisogna smetterla di reagire alle provocazioni dei media e iniziare ad agire, in maniera costante ed organizzata, alla radice del problema favorendo lo sviluppo delle iniziative etiche volte a disgregare i punti cardine che rendono le masse controllabili. Iniziamo noi, in prima persona ad investire le nostre risorse ed il nostro tempo per creare delle strutture volte ad educare, istruire ed informare su ampia scala. Creiamo delle scelte sempre più consapevoli partendo dal principio che l'accesso facile e comodo a tutte le informazioni, anche quelle non filtrate, è in assoluto una delle principali armi contro la manipolazione mentale.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

giovedì 10 giugno 2010

Ecco Cosa Vedo incontra il Prof. Massimo Angelucci su: Televisione, Rete e Scuola.

DI MARCO CANESTRARI

In occasione di uno dei nostri corsi su "Come si Controllano le Masse nei Paesi Democratici" tenuti da Marco Canestrari abbiamo intervistato il Prof. Massimo Angelucci, docente di Storia e Filosofia. Ci parlerà dei Media al giorno d'oggi evidenziandone potenzialità e pericoli. Nella breve ripresa non mancano gli spunti costruttivi: Valorizzare le capacità critiche e di analisi promuovendo l'intelligenza individuale, non vincolare rigidamente la libertà di espressione del Web ed anche favorire collaborazioni fra la scuola e il mondo crescente dei Bloggers.

Se vuoi vedere la lezione sul controllo masse nella tua scuola superiore di Roma, basta che ci fornisci il contatto di un rappresentante d'Istituto interessato.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

mercoledì 9 giugno 2010

La Fiamma e il Fumo

DI JIDDU KRISHNAMURTI

fiamma

"Sono sposata e madre di parecchi figli, ma non ho mai sentito amore; tanto che comincio a chiedermi se esso sia mai esistito. Conosciamo sensazioni, passioni, eccitazioni e piaceri, ma mi domando se conosciamo l'amore. Diciamo spesso che ci amiamo, ma c'è sempre una riserva. Fisicamente possiamo non avere riserve, possiamo darci del tutto in un primo momento; ma anche allora c'è una riserva. Dare è un dono dei sensi, ma ciò che soltanto può dare non si desta, è lontanissimo. Ci troviamo e ci perdiamo nel fumo, ma quella non è la fiamma. Perché non abbiamo la fiamma? Perché la fiamma non brucia senza fumo. Mi chiedo se per caso non siamo diventati troppo scaltri, troppo consapevoli di avere quel profumo. Temo di essere troppo istruita, troppo moderna e stupidamente superficiale. Nonostante le conversazioni intellettuali, ritengo di essere realmente ottusa."

Ma si tratta proprio di ottusità? L'amore è forse un ideale luminoso, l'irraggiungibile che diviene raggiungibile solo se certe condizioni sono state adempiute? Ha uno il tempo di adempiere a tutte le sue condizioni? Parliamo di bellezza, ne scriviamo, la dipingiamo, la esprimiamo nelle danze, la predichiamo, ma non siamo belli e non amiamo. Conosciamo soltanto le parole. Per dare ci deve essere l'inesauribile. La negazione che dà è la paura di terminare e soltanto nel termine c'è l'inesauribile. Dare non è finire. Dare è dal molto o dal poco; e il molto o il poco è limitato, il fumo, il dare e il prendere. Il fumo è desiderio, come la gelosia, l'ira, la delusione; il fumo è la paura del tempo; il fumo è memoria, esperienza. Non c'è azione nel dare, ma solo estensione del fumo. Negare, trattenere è inevitabile, perché non c'è nulla da dare. Dividere non è dare; la coscienza di dividere o di dare pone fine alla comunione. Il fumo non è la fiamma, ma noi lo scambiamo per fiamma. "E' possibile avere quella fiamma, o è soltanto per i pochi?" - se sia per i pochi o per i molti, non è questo il punto, non vi pare? Se noi seguiamo quel sentiero, esso potrà portare solo alla ignoranza e alla illusione. E' alla fiamma che dobbiamo pensare. Potete avere quella fiamma, quella fiamma senza fumo? Scopritelo; osservate il fumo in silenzio, pazientemente. Non potete dissipare il fumo, perché voi siete il fumo. A misura che il fumo se ne andrà, verrà la fiamma. Questa fiamma è inesauribile. Tutto ha un principio e una fine, ogni cosa è presto consumata, logorata. Quando il cuore è vuoto delle cose della mente, e la mente è vuota di pensiero, allora c'è amore. Ciò che è vuoto è inesauribile.

La battaglia non è tra la fiamma e il fumo, ma tra le diverse reazioni in seno al fumo. La fiamma e il fumo non possono mai essere in conflitto tra loro. Per essere in conflitto, devono essere in rapporto; e come può esservi rapporto tra di loro? L'una è quando l'altro non è.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

Luoghi Comuni

DI MARCELLO MARANI

ruscello

Essendo tendenzialmente un contestatore fino dall’asilo, quando appunto contestai la Befana, perché non era vero che portava i regali più belli ai bambini più bravi, ma solo a quelli più ricchi, anche se erano emeriti somari, ho continuato per tutta la vita ad essere prevalentemente anticonformista.

Per non farmi “intruppare” nel gregge del “così fan tutti”, rivendicando sempre la mia specificità ed una particolarità che però non mi faceva sentire superiore ma appunto diverso, perché con una metafora riuscivo a spiegare e dimostrare, che mentre se ci si affida alla corrente, anche se è più facile e meno faticoso, alla fine si arriva sempre in un luogo dove troviamo tutte le porcherie che galleggiano sulla superficie, se invece si nuota contro corrente, certamente si farà maggiore fatica, ma alla fine si trova sempre uno spazio più libero, piacevole, tranquillo e pulito da liquami e detriti. Inoltre ho sempre cercato di condividere con gli altri quelli che erano i miei traguardi, rifiutando l’egoistico ”segreto del mestiere”, per cercare di godere insieme delle scoperte e conquiste da me conseguite, non in forma individuale ma sociale e collettiva perché appunto considero che nessun uomo è un isola, ma è il frutto sociale della collettività in cui si trova a vivere ed operare e quindi all’egoismo individualista ho sempre preposto la generosità verso la collettività. E non a caso, mi rimasero scolpite bene in testa le parole di John Donne, lette appena ventenne durante il viaggio sul treno che mi riportava a Taranto dopo una licenza dal servizio militare in Marina, che danno il titolo al romanzo di Hemingway “Per chi suona la campana” che dicevano: “Ogni morte di uomo mi diminuisce, perché io partecipo all’umanità. E così non andare mai a chiedere per chi suona la campana. Essa suona per te.”, ed avendo vissuto da bambino la guerra, assistito a bombardamenti e ad altre evenienze in cui rischiai almeno 4 o 5 volte addirittura la pelle, ho maturato appunto la convinzione, che intanto il susseguirsi delle future vicende, fino ad oggi, siano state un semplice “di più” che la sorte mi ha riservato, ma questo è un altro discorso.

Così, per tornare a bomba ecco ribadire allora l’importanza di una informazione pluralista corretta e diffusa perché ripeto, come mi ha insegnato mio padre, contadino romagnolo con la sola terza elementare che però ci ripeteva che: “Più cose sai e più libero sei”, e convinto dall’aforisma di John Steinbeck, che in veste di giornalista, corrispondente per i giornali SUA nella guerra del 15/18, diceva che il peggiore inganno non consiste nelle bugie che si raccontano, ma nelle verità che si tacciono, dico che sarebbe ora che ci rimpossessassimo delle parole e della politica, per non farci espropriare del diritto di essere noi stessi, ciascuno con le nostre caratteristiche di unicità e specificità di Uomini liberi, senza padroni e padrini e senza servitori ed ipocriti incensatori, che magari cantano l’adulatorio “jingle” : “Meno male che Silvio c’è!.”

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

domenica 6 giugno 2010

Commemorazioni come Feste di Paese

DI VALERIO PASSERI

festeggiamenti

Nel nostro bel paese durante l’anno si festeggiano alcune ricorrenze che fanno riferimento ad eventi accaduti in passato e che hanno all’origine la commemorazione di tragici accadimenti e libertà concesse al costo di molte vite umane, parliamo ad esempio delle feste della donna, della liberazione, dei lavoratori e della repubblica.

Guardandosi attorno sempre più spesso si può notare una completa o parziale disinformazione su tali avvenimenti, anche perché nel paese di pulcinella l’importante è festeggiare! Accade così che la reale concezione di questi eventi va a perdere il suo significato, assumendone di nuovi e certamente meno profondi e più commerciali, d’altronde la parola festa può trarre in inganno i meno informati. Sempre meno di rado ci troviamo così di fronte a dei veri e propri paradossi, ad esempio persone che festeggiano il 2 Giugno, ma che dichiarano regolarmente la loro simpatia e il loro totale appoggio ad una ipotetica ma sempre più plausibile dittatura, o ancora donne e ragazze il cui unico pensiero dell’8 Marzo è andare in discoteca a “sballarsi”. Peggiore è ancora la situazione se pensiamo quanto queste feste siano strumentalizzate chiaramente e vistosamente a livello commerciale, ma anche a livello politico con il gioco dello “scaricabarile”. Prendo d’esempio questo 25 aprile passato; A parte le varie vicende mediatiche riguardo al lancio di oggetti ortofrutticoli che spostano chiaramente l’attenzione da quello che è il vero senso di questa giornata, mi è capitato di vedere e riflettere molti link condivisi sull’ormai celeberrimo social network facebook, che dicevano la loro sul ruolo dei partigiani nella 2° guerra mondiale molti asserendo che sono degli eroi nazionali, altri che sono degli assassini visto il cospicuo numero di vittime che la storia gli attribuisce, come per dire: “vedete, in fondo i cattivi non erano solo i fascisti!”. Questo chiaramente è sintomo che non tutti comprendono cosa la festa della liberazione rappresenti, la questione non dovrebbe essere se i partigiani erano buoni o erano cattivi, la guerra è comunque qualcosa di ignobile, perché porta a quantificare il valore di una vita al pari di un tozzo di pane, e strumentalizzare queste "feste", che forse sarebbe più consono chiamare commemorazioni, infanga il ricordo di tutti coloro che sono morti. I conflitti non creano eroi o mostri, solo gente che muore e soffre per la morte degli altri, chiunque venga sacrificato in nome di essa è comunque una vittima, invece di puntare il dito in questi giorni si dovrebbe avere la decenza di tacere e commemorare ogni singola vita umana che si è spenta e semmai ricordare che a quel giorno si attribuisce il festeggiamento del popolo italico per la fine dell’oppressione da parte di un un governo dittatoriale. La vera ragione quindi, per cui queste ricorrenze sono entrate nel nostro calendario, è che debbono servire da diario collettivo per evitare che riaccadano le stesse tragedie e ricordare a quale prezzo molti status che oggi ci sembrano così scontati siano stati raggiunti, in modo da non lasciarceli ristrappare con tanta facilità.

Ovviamente in una società dove si promuove il modello dell’uomo omologato, e del tecnico specializzato solo nelle proprie mansioni, meno esso conosce del proprio passato, più è raggirabile nel presente e più è controllabile nel futuro, dimenticando la nostra storia favoriamo il controllo che hanno e vorrebbero sempre più avere su di noi governi e multinazionali.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

giovedì 3 giugno 2010

Coinvolgere Emotivamente le Masse

DI MARCO CANESTRARI

EMOZIONE CONTRO RAGIONE - Per rendere la massa più controllabile, i coinvolgimenti emotivi devono essere strutturati intorno ai modelli proposti dal regime e nel corso degli anni ci si legano indissolubilmente. Si determina così uno scontro fra le abitudini e le emozioni delle masse, difese con energia ed impulsività, e il ragionamento dell’intelletto del singolo lasciato senza fonti ufficiali, né conferme autorevoli, deriso e rifiutato, controllato e represso; e senza la possibilità di aggregarsi con chi la pensa come lui. E’ uno scontro impari, perché come sappiamo, il coinvolgimento emotivo è impermeabile alla ragione.

Il Giusto e lo Sbagliato non devono più nascere da un’indagine intellettiva libera da coinvolgimenti di parte, ma dalle risate contagiose del pubblico, magari ridicolizzando l’avversario con una furba e cattiva battuta d’effetto.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

martedì 1 giugno 2010

Cambiare il Futuro Spetta a Noi

DI MARK SPIEGEL

evoution

L'essere umano, come ogni altro animale, è in costante evoluzione. Ovvero segue il continuo e graduale miglioramento della propria specie. L'Uomo, però, è una specie molto particolare, spesso ci sono individui che coi propri atteggiamenti ostacolano, o non facilitano, il naturale sviluppo dell'evoluzione a livello collettivo. Queste azioni sono frequentemente mosse da una forma più o meno profonda di egoismo che porta così alle situazioni di non equilibrio che tutti noi possiamo notare nella società.

Non dobbiamo quindi mai dimenticare che la nostra necessità principale è cercare di cambiare le cose per arrivare al domani. Troppo spesso dimentichiamo che in noi c'è sempre stata la possibilità di costruire da soli la nostra storia, valorizzando gli aspetti positivi della nostra specie e diminuendo quelli negativi. Coloro che controllano il mondo hanno costruito la società in modo tale che la memoria del passato non influisca sulle scelte del presente; ovvero che i ricordi del passato vengano poco, o nulla, presi in considerazione nel nostro presente, specialmente nell'ambito della risoluzione dei problemi collettivi. In questo modo, chi vive nel presente, tende a risolvere i problemi con la sua ottica senza tenere a mente che per risolvere veramente il problema deve andare alla fonte, deve tornare indietro nel passato. Basta immaginare un ruscello la cui fonte, situata a 100 metri di altezza, è contaminata e porta fino a valle l'acqua intorpidita. Se noi, che ci troviamo sulla riva del ruscello in fondo a valle, proviamo a purificare l'acqua, potremo fare tutti i tentativi che vogliamo, ma non arriveremo mai alla soluzione del problema! Lo stesso se saliamo soltanto di qualche metro. Dobbiamo risalire fino alla fonte del ruscello per avere una visione d'insieme maggiore ed avere così qualche possibilità di risolvere il problema. Per capire ancora meglio tutto questo, è sufficiente ricordare le notizie che noi stessi abbiamo sentito quando eravamo più giovani o piccoli, se ci pensiamo bene, sentiamo gli stessi identici problemi, le stesse cose ritornano. E' come se per pulire una macchia si usassero sempre e comunque gli stessi prodotti che si dimostrarono inefficaci in precedenza. Ed in tutta questa situazione la storia si ripete, tutto sembra fermo, immutabile.

Mentre noi viviamo vite piene di cose senza valore, litighiamo eternamente separati in etichette o in schieramenti prestabiliti, la storia continuerà in questo modo a ripetersi all'infinito. Per sempre ci sarà il super benessere di pochi a discapito della collettività. Il primo passo per cambiare le cose è guardarsi bene dentro e chiedersi: “Che senso ha la mia esistenza? Che ricordo avrà di me il futuro? Che avrò dato agli esseri umani che vivranno nel futuro? Sarò nella massa senza nome di coloro che chinano il capo e continuano una vita nelle loro prigioni invisibili? Oppure sarò uno di quelli che avrà combattuto ed avrà provato a dare alle persone del futuro una vita migliore, una vita libera?”.

Noi non siamo del tutto colpevoli, perché non abbiamo cominciato la Storia
né del tutto innocenti, poiché la continuiamo senza Cambiarla

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!