martedì 30 agosto 2011

Le Notizie di Criminalità nei Tg “Pubblici” Europei

DI MARCO CANESTRARI

criminalità

Mediaset è il canale che dedica più spazio alla criminalità, inseguita dalla Rai.

Rai1: in base a dati del primo semestre del 2010, l'emittente italiana ha una rappresentazione mediatica delle notizie di criminalità corrispondente a più di una volta e mezza la Bbc britannica, quasi tre volte la Tve spagnola, quasi quattro volte la francese France2 e più di dodici volte rispetto la Ard tedesca.

La rappresentazione mediatica di un timore che non esiste, se non in misura contenuta, contribuisce a innalzare la percezione di tale problema. Il terrore di venire aggrediti o derubati, di diventare poveri e l’incertezza per il futuro accentuano la reazione di isolamento dall’ ”altro” e spingono il governo verso politiche repressive e di sicurezza. La massa deve chiedere misure anche d’emergenza che accentrino il potere politico e militare in nome della concretezza e dell’efficienza. Vogliamo essere protetti più di ogni altra cosa. La propaganda scambia la causa con l’effetto: invece di eliminare le cause del problema alla radice, si da la colpa dell’insicurezza globale ai singoli individui buttando in prima pagina i mostri di turno che noi tutti vorremmo linciare. Ci abituano al fatto che, se vogliamo essere protetti da questi malviventi, dobbiamo dare il consenso per misure di emergenza più rigorose che diano allo stato ancora più efficienza di governare e più potere di controllarci. Così il cerchio si chiude e si getta benzina sul fuoco alimentando il problema da cui tutto ha avuto origine: l’imposizione e il controllo da parte di pochi su molti.

Le regole dovrebbero nascere per servire la società e non per rendere la società servitrice

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

lunedì 29 agosto 2011

Libertà è Partecipazione

DI MARCO CANESTRARI

Non possiamo sempre aspettare che siano “gli altri” a decidere per noi. Non ce la facciamo, non siamo capaci, non abbiamo i mezzi e gli strumenti: questo è ciò che ci diciamo e ripetiamo, fino a convincercene. Fintantoché vivremo in passività, ci sarà sempre qualcuno che deciderà per noi. Bisogna iniziare a partecipare in maniera attiva e diretta ai problemi comuni. Possiamo farlo iniziando ad investire il nostro tempo e le nostre risorse per le cose che vogliamo vedere realizzate.

Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente, per cambiare qualcosa, costruisci un modello che renda la realtà obsoleta.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

mercoledì 24 agosto 2011

L’Uomo d’Affari

DI ANTOINE DE SAINT-EXUPERY

PP1

Il quarto pianeta era abitato da un uomo d'affari. Questo uomo era così occupato che non alzò neppure la testa all'arrivo del piccolo principe.
"Buon giorno", gli disse questi. "La vostra sigaretta si è spenta".
"Tre più due fa cinque. Cinque più sette: dodici. Dodici più tre: quindici. Buon giorno. Quindici più sette fa ventidue. Ventidue più sei: ventotto. Non ho tempo per riaccenderla. Ventisei più cinque trentuno. Ouf! Dunque fa cinquecento e un milione seicento ventiduemila settecento trentuno".

"Cinquecento e un milione di che?"
"Ehm! Sei sempre lì? Cinquecento e un milione di ... non lo so più. Ho talmente da fare! Sono un uomo serio, io, non mi diverto con delle frottole! Due più cinque: sette..."
"Cinquecento e un milione di che?" ripeté il piccolo principe che mai aveva rinunciato a una domanda una volta che l'aveva espressa.
L'uomo d'affari alzò la testa: "Da cinquantaquattro anni che abito in questo pianeta non sono stato disturbato che tre volte. La prima volta è stato ventidue anni fa, da una melolonta che era caduta chissà da dove. Faceva un rumore spaventoso e ho fatto quattro errori in una addizione. La seconda volta è stato undici anni fa per una crisi di reumatismi. Non mi muovo mai, non ho il tempo di girandolare. Sono un uomo serio, io. La terza volta ... eccolo! Dicevo dunque cinquecento e un milione".
"Milione di che?"
L'uomo d'affari capì che non c'era speranza di pace.
"Milioni di quelle piccole cose che si vedono qualche volta nel cielo".
"Di mosche?"
"Ma no, di piccole cose che brillano".
"Di api?"
"Ma no. Di quelle piccole cose dorate che fanno fantasticare i poltroni. Ma sono un uomo serio, io! Non ho il tempo di fantasticare".
"Ah! di stelle?"
"Eccoci. Di stelle".
"E che ne fai di cinquecento milioni di stelle?"
"Cinquecento e un milione seicentoventiduemilasettecentotrentuno. Sono un uomo serio io, sono un uomo preciso."
"E che te ne fai di queste stelle?"
"Che cosa me ne faccio?"
"Si".
"Niente. Le possiedo io".
"Tu possiedi le stelle?"
"Si".
"Ma ho già veduto un re che..."
"I re non possiedono. Ci regnano sopra. È molto diverso".
"E a che ti serve possedere le stelle?"
"Mi serve ad essere ricco".
"E a che ti serve essere ricco?"
"A comperare delle altre stelle, se qualcuno ne trova".

Questo qui, si disse il piccolo principe, ragiona un po' come il mio ubriacone. Ma pure domandò ancora: "Come si può possedere le stelle?"
"Di chi sono?" rispose facendo stridere i denti l'uomo d'affari.
"Non lo so, di nessuno".
"Allora sono mie che vi ho pensato per il primo".
"E questo basta?"
"Certo. Quando trovi un diamante che non è di nessuno, è tuo. Quando trovi un'isola che non è di nessuno, è tua. Quando tu hai un'idea per il primo, la fai brevettare, ed è tua. E io possiedo le stelle, perché mai nessuno prima di me si è sognato di possederle".
"Questo è vero", disse il piccolo principe. "Che te ne fai?"
"Le amministro. Le conto e le riconto", disse l'uomo d'affari. "È una cosa difficile, ma io sono un uomo serio!"
Il piccolo principe non era ancora soddisfatto.
"Io, se possiedo un fazzoletto di seta, posso metterlo intorno al collo e portarmelo via. Se possiedo un fiore, posso cogliere il mio fiore e portarlo con me. Ma tu non puoi cogliere le stelle".
"No, ma posso depositarle alla banca".
"Che cosa vuol dire?"
"Vuol dire che scrivo su un pezzetto di carta il numero delle mie stelle e poi chiudo a chiave questo pezzetto di carta in un cassetto".
"Tutto qui?"
"È sufficiente".

È divertente, pensò il piccolo principe, e abbastanza poetico. Ma non è molto serio. Il piccolo principe aveva sulle cose serie delle idee molto diverse da quelle dei grandi. "Io", disse il piccolo principe, "possiedo un fiore che innaffio tutti i giorni. Possiedo tre vulcani dei quali spazzo il camino tutte le settimane. Perché spazzo il camino anche di quello spento. Non si sa mai. È utile ai miei vulcani, ed è utile al mio fiore che io li possegga. Ma tu non sei utile alle stelle..." L'uomo d'affari aprì la bocca ma non trovò niente da rispondere e il piccolo principe se ne andò. Decisamente i grandi sono proprio straordinari, si disse semplicemente durante il viaggio.

Da “Le petit prince”

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

lunedì 8 agosto 2011

Promuovi la Rete

DI MARCO CANESTRARI

led-bulbo1

Trascura la TV spingendo sempre più verso l'utilizzo di Internet, cerca di non comprare i prodotti pubblicizzati in televisione. Ogni singolo individuo deve promuovere, nelle sue possibilità, ogni forma di scambio diretto di informazioni fra tutti gli esseri umani del pianeta.

Il contatto gratuito in rete, senza filtri, da ogni individuo e verso ogni altro individuo è un diritto sociale e inalienabile dell’uomo. Segui l'evoluzione che avrà la rete e le sue potenzialità come supporto per una Intelligenza Collettiva, ponendo particolare attenzione agli strumenti di condivisione e partecipazione e al loro sviluppo etico.

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!

mercoledì 3 agosto 2011

Le Relazioni Interpersonali che Funzionano

DI ANTONIO PACILLI

relazioniii

Nella nostra vita familiare, lavorativa e ricreativa ci sono delle relazioni che funzionano meglio di altre in maniera naturale ed alcune, invece, che potrebbero essere migliorate se solo si avesse più sensibilità e più creatività nel modo di interagire con gli altri. Si dovrebbe partire dalla comprensione degli interessi (in senso lato) delle persone che ci stanno di fronte e delle motivazioni che spingono il loro agire. Avendo consapevolezza di tali interessi e motivazioni si potrà cercare una strada per conciliarli con i propri senza che gli stessi cozzino e cambino strada, mettendo a repentaglio le sorti della relazione.

L’ascolto è il principale modo per comprendere gli interessi e le motivazioni degli altri. Se si è attenti ed aperti ad ascoltare gli altri, si mostrerà una sensibilità tale da rendere a loro volta gli altri più propensi ad ascoltare i nostri interessi e le nostre motivazioni. Non sempre però si procede in maniera naturale sulla stessa frequenza d’onda. In questi casi, per trovare una conciliazione di interessi e motivazioni, potrà giovare uscire dagli schemi cercando un modo creativo di interazione che possa consentire alle diverse posizioni di avvicinarsi. Questo avvicinamento sarà più agevole se nell’interazione si procede con equità. L’equità è un modo d’agire non sempre oggettivo, ma si potrà, con la dovuta calma e la disponibilità all’ascolto, avere dei parametri anche esterni per rendere il proprio comportamento equo nella dinamica dell’interazione. Solo quando entrambe le parti percepiranno una relazione che si sviluppa secondo equità saranno pronte ad assumere un impegno nella relazione. Se non vi è percezione di equità non significa che le persone non si impegnano, ma la possibilità che non riescano a mantenere gli impegni presi aumenta, non consentendo uno sviluppo armonioso della relazione. Anzi, piccole concessioni all’interno della relazione aiutano a rendere solide le basi di tutti gli altri impegni presi.

Ovviamente questo modo di concepire una relazione potrà essere differente a seconda dell’ambito in cui verremo a trovarci e con una valenza sempre meno formale man mano che si va dai rapporti lavorativi ai rapporti familiari. Perché, se è vero che si può migliorare la nostra convivenza negli ambienti di lavoro e in situazioni ricreative, è importante che lo sforzo maggiore lo si faccia con le persone a noi affettivamente più legate. Comprensione, ascolto, creatività, equità ed impegno potranno, dunque, aiutarci a costruire le basi per relazioni solide e durature.

FONTE: Anatomia di un Investitore

L'articolo ti è piaciuto? dagli visibilità Cliccando su OK!!