martedì 18 dicembre 2012

Confondere il Denaro Col Valore

DI DAN E SHEILA GENDRON

mangiare-il-denaro

Ci avreste dovuto vedere con i Rolex, diamanti e vestiti all’ultima moda. Avreste dovuto vedere la nostra casa di più di 1000mq con tanto di domestica e giardiniere, per non parlare delle bollette di luce, acqua e telefono. Mi avreste dovuto vedere con la manicure settimanale e l’acconciatura perfetta. Ci avreste dovuto vedere con le nostre Cadillac. Eravamo l’immagine della ricchezza economica – per sfortuna, troppo spesso confusa con il valore effettivo.

Non avreste immaginato che saremmo potuti essere felici in un monolocale di cemento dove bisogna accendere il focolare per riscaldarci. A meno che, certo, non decidiate di guardare al di là delle apparenze. Tutto quel lusso non ci ha mai colpito, sebbene non fosse mai stato comprato a credito ma con i soldi fatti spezzandoci la schiena. Era solo un mezzo per un fine – un rifugio autosufficiente e indipendente dove vivere. La nostra prima casa era poco più di una capanna di compensato di 50mq nella foresta, completata giusto appena per poterci vivere, e non era certo così bella da vedersi. Non ci costò molto e decidemmo di non buttarci troppi risparmi al tempo. Sapevamo che ne avremmo costruita un’altra un giorno (solamente 2 anni dopo). Ma la capanna di compensato aveva valore. Ci teneva al caldo, ci riparava dal brutto tempo e ci dava la libertà per dedicarci ad altri progetti.

Vennero in molti a visitare la nostra Shangri-la, per vedere se la vita autosostenibile faceva al caso loro. Molti diedero appena un’occhiata e se ne andarono terrorizzati. Pensarono che eravamo dei barboni squattrinati che vivevano nel posto migliore che potevano permettersi, senza aver mai avuto la possibilità di vivere ciò che per loro era “la bella vita”. Non sapevano o non riuscivano a capire che avevamo già sperimentato il loro ideale di “bella vita”, che però non ci aveva convinto al punto da scambiarlo con uno stile di vita molto migliore – uno stile di vita basato su ciò che si può fare o immaginare, piuttosto che su ciò che si può comprare. Sapete, se si è sempre costretti a comprare ciò di cui si ha bisogno, si diventa schiavi della corsa al successo, obbligati, con l’aumento dei prezzi,  a fare sempre più soldi per ciò che si è abituati a possedere. I 6 dollari che pagate per il pane hanno forse più valore dei 3 dollari che pagavate per quello stesso pane? Una cattedrale nel deserto vi ripara forse meglio dalla pioggia di una tenda? Quando vi capita di conoscere chi ha meno soldi di voi, li giudicate automaticamente come uomini inferiori per via del loro conto in banca? Trattate chi ha più soldi di voi come persone migliori di voi? Provate a far così piuttosto: scoprite chi sono davvero nel profondo prima di giudicarli semmai. Nel conoscerli, provate a ignorare il loro conto in banca. Sono ricchi di gentilezza e calore umano, o il loro unico pensiero è quanto gli puoi servire e quanto ti possono utilizzare per ingigantire la loro montagna di soldi e di autostima?

La scorsa settimana, in attesa che il nostro libro vendesse qualche copia in più, il cibo cominciava a esaurirsi e la cena a scarseggiare. Allora siamo andati in giardino e raccolto dei pomodori verdi e una zucca gialla ancora acerba. Abbiamo poi aggiunto qualche frutto e dei fichidindia del nostro orto, e con della pasta fatta con le uova del nostro pollaio abbiamo fritto il tutto. Infine ci siamo messi a tavola per una splendida cena, cucinata con amore. “Che ricchezza!” - esclamò nostro figlio Jesse, mentre un sorriso gli illuminava il viso. Lui sì che sa la differenza tra soldi e valore.

Non pensiate che chi non ha un conto in banca non abbia valore, né tantomeno il contrario. Conosco una famiglia che di fatto non ha né un conto in banca né un auto. Sono grandi lavoratori, ascoltano musica classica gran parte della giornata e le loro conversazioni sono più che mai intellettuali. Cucinano cibi semplici e genuine, e mangiano insieme.

Conosco un’altra famiglia che vive in una villa di periferia in una gated copmmunity. Ogni giorno il padre va in ufficio e non si interessa molto dei figli se non per pagare la payTV con le sue 12-14 ore di lavoro giornaliere. Di solito ognuno mangia per conto suo e la cena consiste della prima cosa che capita sottomano in un fast-food tornando a casa. Le loro conversazioni, più che mai rare, toccano argomenti come l’ultima partita di football e le recenti bravate di Lindsay Lohan. E ognuno di loro si preoccupa solo del proprio tornaconto.

Togliete i soldi alla prima famiglia – quei pochi che hanno – e potranno ancora contare sui loro cervelli dato che li usano per dialogare. Potranno contare sul proprio benessere dato che mangiano cibi nutrienti che si cucinano da loro. Togliete i soldi all’ultima famiglia e ne rimarrà ben poco. Da molto tempo (dall’avvento della TV), siamo stati programmati a rincorrere il successo senza preoccuparci di goderci la vita. Siamo stati programmati a misurare il nostro senso di autostima in termini consumistici. Ciò ha fatto sì che il nostro valore come persone equivalga ai soldi che possediamo. E se vengono meno i soldi? Varremmo ancora qualcosa? Il mondo è nel caos più completo, è una fenomeno quasi tangibile, non lo si può più negare oramai. Ma il suo destino è incerto. Può essere ridotto al più infimo ideale di sempre per cui ci si preoccupa solo di noi stessi secondo il preconcetto che i soldi siano la misura effettiva del valore, o può essere elevato al più nobile ideale per cui ci si prodiga per il prossimo dando il meglio di sé e delle virtù umane di più grande valore.
“Chi muore con più giocattoli vince” recitava un adesivo per auto degli anni ’80. Ecco un motto per il nuovo ideale di vita – “Chi vive con più amore nel cuore ha già vinto”.

TRADOTTO PER ECV DA ALESSANDRO MAMMOLITI
 
FONTE: ACTIVIST POST

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