domenica 28 aprile 2013

5 Punti per Uscire dalla Crisi (e Rimanerne Fuori)

DI GIANPAOLO MARCUCCI

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Una ricetta a lungo termine per un'evoluzione etica della politica e dell'economia (clicca sui link all'interno dei punti per approfondire)

1. Moneta Pubblica
2. Non c'è Stato senza Tetto
Va istituito immediatamente un reddito di cittadinanza e va assolutamente fatto in modo che ciascun cittadino abbia garantito dallo stato un pasto caldo al giorno e una casa dove dormire e proteggersi dal freddo. In Italia ci sono milioni di case vuote sfitte, più di quante sono le famiglie senza tetto. Il rubare per fame o il suicidio per banca rotta non sono soluzioni da nazione civile.

3. Il Lavoro duro Lasciamolo ai Robot
E' necessario investire molto nella automatizzazione e nella ricerca in ambito di domotica, robotica ed intelligenza artificiale. Nel momento in cui il reddito di cittadinanza coprirà coloro che non avranno un lavoro, ovvero si romperà il sistema che attualmente ricatta la popolazione, secondo il quale in cambio di un lavoro per mangiare è necessario sottostare a regole e ritmi disumani, risulterà fondamentale far si che siano le macchine a lavorare per noi. L'uomo non è fatto per spendere 48 ore a settimana a svolgere lavori che non gli interessano minimamente e che talvolta lo danneggiano persino fisicamente.

4. Produciamo Ecologicamente 
5. Decidiamo Noi anziché Loro
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giovedì 18 aprile 2013

I Margini della Libertà Si Fanno Sempre più Ristretti

DI JIDDU KRISHNAMURTI

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Se osservate, potete vedere che i margini della libertà si restringono sempre di più; politicamente, religiosamente, tecnologicamente, le nostre menti vengono modellate e nella nostra vita quotidiana diminuisce la qualità della libertà. Con il progredire della civiltà, c’è sempre meno libertà.

Non so se avete notato come la civiltà ci stia rendendo sempre più dei tecnici, e una mente costruita intorno a una tecnica non è una mente libera. Una mente modellata da una chiesa, da un dogma, da una religione organizzata, non è una mente libera. Una mente oscurata dalla conoscenza, non è una mente libera. Se ci osserviamo, diventa subito ovvio che le nostre menti sono stracariche di conoscenza, sappiamo moltissime cose. Le nostre menti sono legate a fedi e dogmi che le religioni organizzate di tutto il mondo hanno disseminato dovunque. La nostra educazione consiste in un processo di acquisizione di tecniche per poter guadagnare più denaro, e tutto quello che ci circonda condiziona le nostre menti, con ogni forma di influenza e di controllo. Così, il margine di libertà si restringe sempre di più.

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lunedì 15 aprile 2013

Cancellare il Precariato, Si Può Fare!

DI PEPPE CARPENTIERI

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Come ho scritto diverse volte per vivere da esseri umani bisogna cambiare paradigma culturale ed anche sul tema del lavoro è necessario ribaltare schemi mentali obsoleti e sbagliati che hanno distrutto la società. Negli ultimi decenni abbiamo assistito alla cronicizzazione dei livelli di disoccupazione e l’introduzione del precariato. Per introdurre forme legalizzate di schiavitù la scusa dei Governi, sotto dettatura delle SpA, è stata la ripetizione ossessiva nei media e nelle scuole circa un dogma religioso: “aumentare la competitività nei mercati globali“, etc.

Quasi tutti abbiamo perso di vista il vero obiettivo del lavoro: soddisfare un bisogno umano, cioè l’opposto dei dogmi finanziari delle SpA: massimizzare i profitti, avidità, materialismo, consumismo compulsivo, inquinamento, schiavitù e insicurezza economica. L’obiettivo di una società normale è banale: garantire la piena occupazione attraverso impieghi socialmente utili. Ripeto: garantire la piena occupazione. Le comunità, la società hanno tutti i mezzi per mettere in condizione ogni cittadino di poter scegliere di lavorare secondo le proprie possibilità garantendo un congruo compenso rispetto all’attuale costo della vita, si può fare e non esiste alcun problema economico, è sufficiente applicare la sovranità monetaria ed avere un equilibrio fra domanda e offerta.

Per raggiungere questo obiettivo bisogna cancellare le forme contrattuali di precariato introducendo un contratto unico nazionale, uguale per tutti gli impieghi pubblici e privati. Ogni cittadino deve ricevere uno stipendio dignitoso con tutte le garanzie previdenziali e infortunistiche ed esser sottoposto ad una verifica annuale dopo i primi anni di lavoro. Per i successivi anni la verifica potrebbe essere ogni cinque anni. In questo modo non si perderà lo stimolo per aggiornarsi, e si tenta di prevenire fenomeni degradanti di lassismo e di sfruttamento dello Stato. Ci saranno solo contratti a tempo indeterminato, ma con la possibilità di esser spostati, ogni cinque, sei o sette anni, in casi particolari: “licenziamento” e re-impiego in ambiti lavorativi completamente differenti. La verifica è uno strumento utile allo Stato per sostituire il lavoratore dipendente che non sia idoneo per l’impiego che riteneva di poter sostenere, e prendere provvedimenti per aiutarlo in tutti sensi: un consiglio, un aggiornamento professionale o un altro impiego. In questo modo si ribaltano due dogmi sbagliati del mondo del pubblico impiego: precarizzazione a vita e posto pubblico garantito a vita.

Incertezza economica a vita e scarsa qualità della vita. Il punto di partenza di questa semplice proposta ribalta un’obsoleta convinzione, non sono i soldi che qualificano il lavoro, ma le capacità creative ed operative dell’individuo. E’ dimostrabile che manager pubblici e privati anche se pagati profumatamente prendono decisioni sbagliate, ed è riscontrabile che un impiegato sottopagato rispetto al costo della vita lavora male poiché stressato. E’ banale pensare che trovare un punto di equilibrio fra giusto reddito e impiego sia possibile, creando un mondo del lavoro realmente più efficiente uscendo dall’obsoleta competitività.

Ribaltando i dogmi obsoleti bisogna puntare a dare certezza economica a chi lavora ed a chi verifica il lavoro per “licenziare” o premiare. Allo stesso tempo dovrebbe essere obbligatorio garantire un impiego a chi viene sostituito sempre con gli stessi livelli di reddito, con le medesime garanzie contrattuali (previdenza e infortunistica). Nella sostanza un cittadino nel corso della vita può svolgere diversi impieghi garantendo alti livelli lavorativi, e chi invece ha problemi di inserimento potrà risolverli trovando nel tempo l’impiego più idoneo per lui, in quest’ottica il cittadino è al centro della pianificazione politica e non più il reddito. Perseverando su questo ragionamento emergerà una nuova realtà sociale, chi avrà buona volontà troverà l’impiego che ambisce e potrà avere un reddito sufficiente a vivere in armonia con la natura, mentre chi non avrà buona volontà dovrà adattarsi e cambiare il proprio schema mentale perché non si troverà in condizioni di degrado, ma si troverà in una società virtuosa ove ognuno sarà felice e soddisfatto in ciò che fa e per tanto, prima o poi, si troverà nella condizione di dover crescere partendo da se stesso. Oggi il disoccupato è emarginato perché non ha reddito, pensateci è il reddito che compie una selezione e non le capacità dell’individuo perché non siamo abituati a valutare i singoli, anziché dare loro opportunità di sbagliare e di crescere, mentre usiamo ancora criteri valutativi e selettivi obsoleti. Ribaltando gli schemi accadrà che le capacità degli individui, indipendentemente dal reddito, circa lo svolgimento di attività socialmente utili si compieranno le scelte, mentre attraverso l’esperienza i singoli matureranno, e le comunità cresceranno grazie alla creatività degli stessi.

I gruppi che funzionano stanno adottando altri criteri valutativi e selettivi, non più competitivi, ma cooperativi, collaborativi, basati sulle scambio gratuito delle conoscenze e delle esperienze. Si adottano sistemi di verifica delle esperienze su criteri realmente qualitativi, ed il dialogo occupa una parte importante del gruppo, della comunità, della società. I casi Eternit e Ilva stanno dimostrando la validità della teoria bioeconomica, e mostrano al mondo itero gli errori della religione neoliberista, dell’avidità come sistema “sociale”, mentre un’evoluzione tecnologica a servizio dell’umanità consapevole dei limiti della Terra, e consapevole circa le reali capacità umane, dunque, consente di ripensare una società diversa da quella odierna, uscendo dall’obsoleto modello industriale entrando nella “prosperanza“. Oggi il grande numero di disoccupati è dovuto all’impiego di nuove tecnologie nell’industria che ha sostituito l’uomo con le macchine e grazie alla globalizzazione che sfrutta i vantaggi monetari della delocalizzazione (fine di un’epoca). Nell’affrontare entrambi i problemi è comunque ragionevole ritenere che, con le conoscenze attuali sia impensabile e inaccettabile credere in un ritorno ai grandi numeri di lavoratori dipendenti nel settore industriale. Bisogna accettare il fatto che la tecnologia libera l’uomo da mansioni che possono fare i robot, mentre la società deve garantire ugualmente un reddito a tutti gli individui (la sfida di oggi), col vantaggio sociale di ideare nuovi impieghi che soddisfano meglio i reali bisogni umani.

E’ ragionevole credere che si avrà più tempo libero per stare insieme alle persone che si amano e percepire comunque un reddito dignitoso. E’ ragionevole ritornare a vivere in piccoli centri ed occuparsi di agricoltura con tecniche naturali, e lavorare ugualmente nel settore dei servizi – telelavoro – o nell’artigianato. Esistono numerose e nuove opportunità per avere un’esistenza migliore di quella odierna, ma prima di tutto è doveroso sostituire l’intera classe dirigente con una nuova, diversa e consapevole di dover cambiare paradigma culturale perché l’elite attuale non ha interessi nel mutare lo status quo.
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lunedì 8 aprile 2013

Le Nuove Politiche dell’UE: Controllo delle Nascite e Suicidio Volontario

DI COMEDONCHISCIOTTE
RIADATTAMENTO DI GIANPAOLO MARCUCCI

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Uno studio del 2011 finanziato dalla Commissione Europea e dal WWF presenta misure dittatoriali di controllo delle nascite, tasse individuali sulle emissioni di carbone, canali d’informazione controllati dal governo e legalizzazione del suicidio volontario e assistito nei paesi europei. Un gruppo di studio finanziato dall’Unione Europea chiamato The One Planet Economy Network (OPEN-EU) ha elaborato nel 2011 un documento totalmente ignorato dall’attenzione pubblica e dai mezzi d’informazione di massa. Questo, finora.

Il documento, intitolato Scenari verso un’Economia Planetaria Unica in Europa riporta diversi scenari o “percorsi” che l’Unione Europea dovrebbe seguire per raggiungere una cosiddetta “Economia Planetaria Unica”.

Finanziata con i fondi del Settimo Programma Quadro di Ricerca e Sviluppo dell’Unione Europea e dal WWF, il documento segue pedissequamente i tipici scenari dell’ Agenda 21. Nel documento, intriso di termini come “sostenibilità” e “matrice ecologica”, gli autori delineano quattro distinti percorsi che conducono alla cosiddetta “Economia Planetaria Unica”. Stessa cosa è riportata all’inizio dello stesso studio.

Ci sono quattro storie che forniscono visioni alternative, non necessariamente ideali, della transizione verso l’Economia Planetaria Unica in Europa entro il 2050; scenari che presentano sia una descrizione di vita in Europa nel 2050 sia dell’organizzazione politica necessaria per sostenere la transizione verso quest’unico e comune punto di arrivo, sulla base di diverse premesse del futuro”.

Questo è l’elenco delle Quattro “narrazioni”:

1: Capacità e attenzione

2: Avanti veloce

3: Punto di Rottura

4: Al Rallentatore

Per avere un’immagine chiara degli strumenti “draconiani” proiettati verso l’inevitabile fine del mondo, sarà necessario citare gli autori per esteso, soprattutto riguardo al “Punto di Rottura” L’“assetto politico” indicato comprende quanto segue:

L’UE deve prendere delle drastiche misure per ridurre la crescita demografica sia in Europa sia, e soprattutto, nel resto del mondo, per evitare che la crescita della domanda (in un momento in cui l’innovazione tecnologica è stagnante e le risorse naturali – combustibili fossili e terreno agricolo - sono in esaurimento) facciano innalzare ulteriormente i prezzi. In alcuni paesi europei l’aspettativa di vita è stabile, in altre si riduce.

Più Avanti, con il titolo “Demografia”, leggiamo:

All’inizio del 2012, una delle misure adottate per il controllo demografico era di ridurre gradualmente – fino ad annullarli - gli assegni familiari alle famiglie numerose. Entro il 2020, tali assegni sono riconosciuti solo fino al secondo figlio. Considerando che in generale l’economia è ormai basata sul lavoro intensivo, le politiche d’immigrazione si sono nel frattempo rilassate per attrarre lavoro specializzato, soprattutto nel campo agricolo. Questo aumenta la tensione sociale in Europa. Per attuare il controllo della popolazione, gli accordi commerciali bilaterali hanno bisogno di partner commerciali.”

Si sottolinea che “sono limitati i rapporti commerciali con quei paesi che non adottano misure di controllo demografico”. Un altro problema presentato nello scenario “Punto di Rottura” è la forte espansione della legislazione comunitaria:

Nel 2050 – scrive il documento -gli europei saranno costretti ad adottare stili di vita ecologici – ad esempio, il divieto di viaggi individuali a lunga distanza non essenziali. A quel punto, i viaggi aerei sarebbero diventati troppo costosi per la maggior parte della gente. Lo stato controllerebbe e influenzerebbe ogni possibile canale educativo, d’informazione e di marketing per diffondere questo messaggio, allo scopo di imporne l’affermazione e l’applicazione e modificale la comune percezione della sostenibilità”. Si giunge quindi all’elaborazione della scenario-trappola di una popolazione in stile Agenda 21:

La maggior parte degli Europei vive in aree metropolitane densamente popolate, in quartieri residenziali compatti e altamente efficienti. Le unità abitative comprendono due o tre persone. I quartieri residenziali sono essenziali, energeticamente efficienti, controllati da sensori intelligenti che permettono allo stato di regolare l’utilizzo delle infrastrutture energetiche, monitorarne il consumo, il carico e, se necessario, tagliare la fornitura di energia elettrica

Riportiamo infine queste parole: “Nel 2015, nei Paesi Europei il suicidio volontario o assistito sarà diventato legale”.“Entro il 2020, la maggior parte dei canali d’informazione sarà controllata dal governo e utilizzata nel tentativo di indurre nuovi comportamenti sociali; al motto di “Forte giocare entro i limiti!" oppure “Verde = Crescita”.

Insomma, lo scenario non si prefigura come uno dei migliori, ma una alternativa a questi accadimenti esiste e dobbiamo prenderne coscienza: La possibilità che la direzione presa dalle nostre nazioni sia questa non dipende solo dalla volontà di burocrati internazionali che nessuno a mai eletto, dipende dalle nostre azioni. Quando i governi smettono di avere ragione diventa il momento di prendere il loro posto e ricostruire da capo i luoghi in cui viviamo.

FONTE
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martedì 2 aprile 2013

21 Segni che la Crisi Economica Mondiale sta Andando Fuori Controllo

TRADOTTO E RIADATTATO PER ECV DA ALESSANDRO MAMMOLITI

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La crisi del debito mondiale ha raggiunto una nuova pericolosa fase:

Gli Stati Uniti stanno affrontando un “naufragio in slow motion”, la situazione della Grecia è molto peggiore di sei mesi fa, come anche la situazione della Spagna. Lo stesso vale per l’Italia, la Francia, il Giappone, l’Argentina e tante altre nazioni. L’intera economia mondiale sta rallentando, e stiamo ora entrando in un periodo che si rivelerà incredibilmente doloroso per tutti.

Spese, prestiti finanziari e stampa di denaro sconsiderati hanno prodotto un breve periodo di “stabilità economica”, ma le nostre assurde decisioni faranno sì che il tracollo finanziario sarà di gran lunga peggiore di quanto sarebbe potuto rivelarsi. Perciò toglietevi dalla testa che gli USA eviteranno l’imminente crisi economica mondiale. La verità è che, prima che la tempesta sia passata, saremmo considerati tra i principali artefici della crisi.

Ecco i 21 segni che la crisi economica mondiale sta raggiungendo tutto un altro livello:

1. Stanley Fischer, governatore della Banca d’Israele, afferma che l’economia mondiale è “spaventosamente prossima” alla recessione.

2. Poco tempo fa è stato annunciato che il tasso di disoccupazione della Grecia ha toccato la cifra record del 25.1%, mentre la disoccupazione sotto i 24 anni ha superato il 54%. Nell’aprile del 2010, il tasso di disoccupazione greco si attestava solo all’11.8%.

3. Il Fondo Monetario Internazionale preannuncia l’eventualità di una nuova “ristrutturazione” del debito pubblico greco.

4. Anders Borg, ministro delle finanze svedese, dichiara che l’uscita dall’Euro della Grecia è “probabile”, e che dovrebbe avvenire entro i prossimi sei mesi.

5. Una folla indignata di circa 40.000 greci ha invaso le strade di Atene per manifestare contro la Cancelliera tedesca Angela Merkel in visita. Da studenti a pensionati, decine di migliaia di dimostranti greci hanno occupato Atene per manifestare alla Cancelliera tedesca la loro indignazione nei confronti delle continue misure di austerità a cui sono sottoposti. Ignorando il divieto governativo di protestare, si stima che 40.000 manifestanti - tra cui molti con cartelloni della Merkel travestita da nazista- si sono radunati nei giorni scorsi in Piazza Syntagma nei pressi del parlamento. Dei giovani a volto coperto hanno preso a sassate la polizia antisommossa che ha replicato con gas lacrimogeni.

Le autorità hanno spiegato 7.000 agenti di polizia, cannoni ad acqua e elicotteri. Dei cecchini sono stati piazzati sui tetti a protezione dell’incolumità della Premier tedesca.

6. La crisi del debito pubblico argentino è sempre più critica.

7. Quest’anno si prevede che il debito pubblico in rapporto al PIL raggiunga il 126% in Italia, il 198% in Grecia, e un esorbitante 237% in Giappone.

8. L’agenzia di rating Standard&Poor’s ha declassato la valutazione azionaria del debito pubblico spagnolo a un BBB-, a solo un gradino al di sopra della categoria “debito altamente speculativo”.

9. Nel 2000 in Spagna il rapporto tra debito pubblico e PIL era del 192%, e nel 2011 ha raggiunto il 363%.

10. Somme record di denaro vengono ritirate dalle banche spagnole, molte delle quali si avviano verso lo stato di insolvenza.

11. L’attività manifatturiera spagnola è in fase di contrazione da 17 mesi di fila.

12. Si stima che il valore immobiliare delle case spagnole diminuirà di un ulteriore 15% entro la fine del 2013.

13. In Francia, il tasso di disoccupazione ha attualmente superato il 10%, ed è in costante aumento da 16 mesi di fila.

14. Vi sono indizi che la Svizzera si stia preparando per fronteggiare “disordini sociali di prim’ordine” in tutta Europa.

15. L’ex massimo economista presso la Banca Centrale Europea dichiara che la BCE è precipitata in uno stato di “panico” nel disperato tentativo di risolvere la crisi del debito pubblico europeo.

16. Secondo una recente relazione finanziaria del Fondo Monetario Internazionale, le banche europee potrebbero essere costrette a mettere in liquidazione beni per 4,5 trilioni di dollari durante i prossimi 14 mesi al fine di far fronte all’assoluta necessità di nuovo capitale.

17. In agosto, l’export americano ha toccato il livello più basso dallo scorso febbraio.

18. Il docente di economia Barry Eichengreen si dichiara molto preoccupato in merito al futuro dei titoli di stato americani:

"Temo che in particolare i mercati azionari statunitensi abbiano superato la fase di crescita economica"

19. Durante la prima settimana d’ottobre, gli investitori hanno ritirato più di 10 milioni di dollari dai fondi comuni d’investimento americani. In totale quest’anno, sono stati ritirati più di 100 milioni di dollari dai fondi comuni.

20. Il Fondo Monetario Internazionale avverte il rischio “altamente preoccupante” di un ulteriore rallentamento dell’economia mondiale.

21. Uno dei segni più chiari che indicano il rallentamento dell’attività economica è dato dal licenziamento del personale delle compagnie di spedizione. Ciò spiega la preoccupazione in seguito all’annuncio che la FedEx stia pianificando il licenziamento di “diverse migliaia” di dipendenti nei prossimi mesi. Seconda l’agenzia di stampa francese AFP “l’attività commerciale della compagnia è colpita dalla recessione economica”.

Ma c’è qualcuno che se la sta passando bene?

Si. A quanto pare, il nuovo piano di politiche monetarie degli USA (QE3) sta gonfiando i profitti delle grandi banche americane rendendo i ricchi ancora più ricchi, proprio come avevo previsto. Secondo il Washington Post, queste politiche stanno portando benefici alle grandi banche più che i consumatori. È forse questo che aveva in mente la Federal Reserve sin dall’inizio?

Poche settimane fa , JPMorgan Chase e Wells Fargo, società finanziarie leader nel mercato ipotecario americano, hanno annunciato che i tassi d’interesse dei prestiti immobiliari non verranno ridotti, sebbene da questi servizi ne ricavino profitti esorbitanti. Tali profitti sono stati gonfiati da iniziative federali con il fine di stimolare l’economia. La Federal Reserve spende 40 milioni di dollari al mese per ridurre i tassi ipotecari e incentivare gli americani a comprare immobili. Ciò nonostante, queste manovre potrebbero avvantaggiare le banche più che i mutuatari.

Di conseguenza, quali benefici hanno ricavato le banche dal QE3? Ecco le cifre:

Rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, nell’ultimo quadrimestre i ricavi derivanti dalle ipoteche sono aumentati del 57% per la JPMorgan e più del 50% per la Wells Fargo. Ma cos’altro ci dovremmo aspettare dalla Federal Reserve?

In ogni caso, è indiscutibile che l’economia e il sistema finanziario mondiali sono insostenibili da qualsiasi prospettiva si voglia esaminare il problema. Stiamo sprofondando nel debito pubblico, annegando nel debito dei consumatori. La borsa è diventata un casinò ad alto rischio dove le nostre più grandi istituzioni giocano d’azzardo giorno dopo giorno. Consumiamo di gran lunga più di quanto produciamo, in america più di 100 milioni di americani vivono di sussidi, è come se stessero derubando le future generazioni di più di 100 milioni di dollari all’ora, di cui poi loro ne dovranno rispondere.

FONTE

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