lunedì 6 settembre 2010

Guerre Sante e Repressioni Pacifiche

DI VALERIO PASSERI

finzione


Oggi tutti noi viviamo in una società dove la televisione ha una fortissima influenza, essa è stata ed è tutt'ora in grado di manipolare il pensiero delle masse e pian piano di modificare la struttura portante della società stessa.

Questo cambiamento non è certamente estraneo al nostro vocabolario, lentamente il significato originale delle parole si va perdendo. Questo è un processo normale che avviene automaticamente con il passare del tempo, cambia la società, cambiano i valori, cambiano o scompaiono le parole che li rappresentano. Se prendiamo ad esempio la parola “eroe” oggi avrà un significato completamente diverso rispetto al tempo degli scritti omerici. Essendo un processo estraneo alla nostra volontà e così strettamente legato al mondo circostante non dovrebbe preoccuparci e sembrerebbe che non valga la pena nemmeno soffermarvisi troppo a lungo col pensiero. Prendiamo però d’esempio la parola “pace”: La pace è una condizione sociale, relazionale, politica o legata ad altri contesti caratterizzata da condivisa armonia ed assenza di tensioni e conflitti. Oggi però tramite tutti i maggiori strumenti di diffusione, giornali, radio ma soprattutto televisione questo significato sembra essere stato completamente travisato, si parla di missione di pace per identificare una guerra, quindi pace e guerra che messi assieme dovrebbero creare un ossimoro, assumono un significato simile. Se però “pace” diventa un sinonimo di “guerra”, noi non abbiamo più a disposizione un termine che rappresenti il valore della pace. La parola ci è necessaria per comunicare, essa è una rappresentazione simbolica della realtà, un solo vocabolo non è la realtà ma più vocaboli abbiamo a disposizione più ci avviciniamo a descrivere il mondo che ci circonda e le nostre emozioni in maniera precisa e condividerlo con gli altri. Quindi se il vocabolo che rappresenta “pace” sparisce, noi non siamo più in grado di descrivere di fronte a qualcun altro questo valore, e con il passare delle generazioni il valore scompare insieme alla parola. Infatti se sin da bambino un individuo non sente mai parlare di un valore o quando prova un sentimento nessuno sa spiegargli cosa sia, egli non può conoscerlo, può sentire quel sentimento può sviluppare intrinsecamente quel valore ma non sapendo cos’è e come descriverlo agli altri, esso rimane dentro di se inespresso e ciò lo rende frustrato.

Chi utilizza una parola positiva per identificare un’azione negativa, è un bugiardo e cerca di approfittarsi della reazione della massa che emotivamente ed istintivamente non assimila l’azione come dannosa perché accompagnata da una parola “buona”. Per questo motivo cerchiamo noi stessi in primis di dare alle parole il loro giusto peso e significato, e non lasciamo che parole come “libertà”, “amore” “pace” vengano strumentalizzate per scopi politici e di propaganda ed usate in maniera assolutamente inappropriata.

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